Papa Francesco nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta lo dice in maniera chiara: il vero predicatore è umile, altrimenti finisce male. Francesco ha indicato tre tratti che contraddistinguono gli “araldi” che hanno aiutato a crescere la Chiesa nel mondo, coraggio, preghiera e umiltà. Quanto all’umiltà, ha ricordato il Papa, il Signore invia i discepoli “come agnelli in mezzo ai lupi”: “Il vero predicatore è quello che si sa debole, che sa che non può difendersi da se stesso. ‘Tu vai come un agnello in mezzo ai lupi’ – ‘Ma, Signore, perché mi mangino?’ – ‘Tu, vai! Questo è il cammino’”.
“Quando il predicatore si crede troppo intelligente o quando quello che ha la responsabilità di portare avanti la Parola di Dio vuol farsi furbo, ‘Ah, io me la cavo con questa gente!’, così, finirà male. O negozierà la Parola di Dio: ai potenti, ai superbi”.
“La Parola di Dio”, ha detto Francesco, “non si può portare come una proposta – ‘ma, se ti piace…’ – o come un’idea filosofica o morale, buona – ‘ma, tu puoi vivere così…’. No. E’ un’altra cosa. Ha bisogno di essere proposta con questa franchezza, con quella forza, perché la Parola penetri, come dice lo stesso Paolo, fino alle ossa. La Parola di Dio deve essere annunciata con questa franchezza, con questa forza… con coraggio”.
Inoltre, “la Parola di Dio va proclamata con preghiera, pure. Sempre. Senza preghiera, tu potrai fare una bella conferenza, una bella istruzione: buona, buona! Ma non è la Parola di Dio. Soltanto da un cuore in preghiera può uscire la Parola di Dio. La preghiera, perché il Signore accompagni questo seminare la Parola, perché il Signore annaffi il seme perché germogli, la Parola. La Parola di Dio va proclamata con preghiera: la preghiera di quello che annuncia la Parola di Dio”.
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