Ecco, vi svelerò il mistero della ”rinuncia” del Grande Papa Benedetto XVI: era fisicamente provato e, da uomo intelligente, ha passato la mano a qualcun altro, avendo la possibilità – essendo ancora lucido – di poter far sapere il proprio pensiero maturato durante la propria lunga militanza nel “campo”, avendo, nel contempo, la paura di dover esser costretto ad accettare, per il quieto vivere “apostolico”, qualcosa che, per motivi di scissioni, non avrebbe voluto assolutamente sottoscrivere! Tutto qui!
Che sia ben chiaro: Papa Ratzinger non aprirà più bocca! Sarà come un eremita; penserà a redigere i propri pensieri in silenzio, ma la sua ombra, come uno spirito, un angelo custode, vigilerà senza interferire in qualsiasi modo sull’attività del nuovo corso pontificale. Quello che doveva dire l’ha già detto in questi anni di Pontificato, molto più chiaramente di quanto sia evidente alle grandi masse. I suoi seguaci, così, avranno più forza per continuare la sua opera, sapendo psicologicamente che “Lui” è ancora vigile e presente! Qualora, poi, sia eletto Papa un suo “protetto”, l’opera di Ratzinger acquisirà ulteriore potenza di realizzazione ante-mortem.
Nel mercoledì delle Ceneri (non è casuale la scelta del periodo dell’abdicazione) il Santo Padre ha citato, per confermare il proprio pensiero, il Vangelo nel quale Gesù ha denunciato: «l’ipocrisia religiosa, il comportamento che vuole apparire, gli atteggiamenti che cercano l’applauso o l’approvazione» … «anche ai nostri giorni, molti sono pronti a “stracciarsi le vesti” di fronte a scandali e ingiustizie – naturalmente commessi da altri, … ». Ecco il vero dilemma che ha perseguitato il Papa lungo tutta la sua vita: «l’alternativa tra potere umano e amore della Croce, tra una redenzione vista nel solo benessere materiale e una redenzione come opera di Dio». Non nega la ricerca del proprio successo e della propria posizione, ma bisogna far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l’amore diventino la cosa più importante». E’ una sferzata all’Istituto terreno della Chiesa, dal «volto deturpato», senza mezzi termini, denunciandone le divisioni e l’ipocrisia e invocandone nel contempo «la sua vera conversione».
Tutto ciò non è, comunque, assolutamente un mistero: già dal 2009 appariva evidente. Scrissi: “Questo Grande Papa è solo all’inizio della propria opera universale”, “L’ateismo di Stato è vinto, resta quello più subdolo intellettuale”. “Semplicità e nascondimento: le chiare parole che identificano il Pontificato di Papa Ratzinger”, “Involuzione teologica e devangelizzazione mondiale”, “Pietro, a te (solo) darò le chiavi del Cielo”, “Papa Ratzinger, tra scienza e fede”, “La Fatwa di Bagnasco ridimensionata da Papa Ratzinger”, “Neo dottrina sociale della Chiesa Cattolica, secondo Todi”, “Papa Ratzinger: Obbedienza, ma dopo di lui, cosa sarà?”, “E se domani Bagnasco diventasse Papa?” ( scritta a settembre 2012)…
Questa esasperazione del concetto di universalizzazione sociale ed accettazione passiva di situazioni politiche aberranti nel nome del multiculturalismo riappacificante, che ha trasformato la Chiesa in una Onlus per scopi sociali o per rivoluzioni e liberazioni populiste, ha portato, inoltre, purtroppo, a dimenticarsi di un altro ruolo “obbligatorio” per un cristiano che è l’evangelizzazione. Il Papa l’ha ribadito più volte: il cristianesimo non è un partito o un movimento con scopi sociali. Ha lanciato, infatti un chiarissimo allarme sulla islamizzazione violenta e persecutoria dell’intera Africa. Ha gridato per il dolore, ricordando le persecuzioni a cui ecclesiastici in tutto il mondo vengono sottoposti, essendo uccisi in quanto cattolici.
Il nostro Grande Papa Ratzinger, in pratica, si è reso conto che per proprie sopravvenute carenze fisiche, non può più combattere (e vincere) direttamente su questi temi essenziali per la Chiesa cattolica, dove i vari altolocati “partiti” social-interventisti si fanno sempre più caratterizzanti e sclerotici. Ha preferito, pertanto, lasciare la mano, in quanto pauroso di vedersi costretto ad accettare un percorso completamente estraneo al proprio concetto teologico, evangelico e apologetico di Chiesa universale, per non creare – con propri dinieghi e richiami -, eventuali scismi ideologizzanti che sarebbero stati devastanti proprio in questo periodo storico di passaggio come l’islamizzazione e la devangelizzazione mondiale.
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