“Piacere è andar ora ad una locanda ora ad un’osteria e ridere, burlare e bere una bottiglia…” (Carlo Goldoni)
“L’osteria è uno dei luoghi nei quali amo l’Italia. Mangio, solo come il Papa, non parlo a nessuno, e mi diverto come a teatro” (Umberto Saba)
“Tutta la storia umana attesta che la felicità dell’uomo, peccatore affamato, da quando Eva mangiò il pomo, dipende molto dal pranzo” (George Gordon Byron)
“Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene” (Virginia Woolf)
FUORI I NOMI
Giorni fa ho parlato, con entusiasmo, della qualità di alcune osterie romane (ma ci sono dovunque). E di quanto siano preferibili a certi presunti ricevimenti snob e a ristoranti di gran nome, ma di scarsa sostanza e iniqui prezzi. Risultato: una piccola valanga di sms e lettere email in cui mi viene chiesto di dare indicazioni precise, nomi, indirizzi.
UN SOLO ESEMPIO, IL GROTTINO DEL LAZIALE
Dalla mole di richieste deduco che sia ancora molto diffusa l’esigenza di mangiare bene, spendendo poco, in luoghi semplici e accoglienti. Ma, cari lettori, esistono molte guide oneste e competenti e, soprattutto, circolano le informazioni “bocca a bocca”, le migliori. Quanto a me, a titolo di esempio, oggi parlerò di una sola osteria, “Il Grottino del laziale”.
STORICO E INTRAMONTABILE
Sono due stanzette, pochi tavoli (tovaglioli di stoffa, non è poco), cucina a vista. Pulito, essenziale. Il proprietario, Enrico, è l’erede di una famiglia che diede vita a questa osteria, tra le più antiche di Roma. C’è una storia importante: il papà di Enrico, durante l’occupazione dei tedeschi nella seconda guerra mondiale, nascondeva coraggiosamente nelle cantine i partigiani in fuga, gli ebrei perseguitati.
LAZIALE, PERÒ…
Enrico è un tifoso della Lazio irrefrenabile, però la mamma, la moglie e i parenti sono romanisti… Quindi entro in sala gridando “Viva Totti” e l’accoglienza è comunque affabile, amichevole. Le pareti sono tappezzate da foto, magliette, giornali, dediche e autografi che ricordano la storia della Lazio. Il vino, bianco e rosso, arriva dalla produzione di un indimenticabile ex presidente, Sergio Cragnotti.
SPEZZATINO SENZA PARI…
Ma veniamo al sodo… Il conto è onesto, misurato. E alcuni piatti sono davvero inimitabili. Quando in cucina c’è la mamma di Enrico, si arriva all’eccellenza. L’ultima volta ho assaggiato un primo particolare: la pasta al sugo di fichi e guanciale. E per il secondo non ho parole: uno spezzatino con un sughino di rara delicatezza. Ma la scelta del menu, rigorosamente proposto a voce, è abbastanza ampia.
Conclusione? Il Grottino (in via Romania, non lontano dalla Luiss) è un simbolo. Ma a Roma per fortuna le osterie di gran livello sono molte. Basta individuarle, informandosi.