Abbiamo creato “MIGRAZIONI”, perché mentre gli italiani emigravano dalla propria terra, per chi li ospitava essi rappresentavano l’immigrazione nella propria. Non sempre sono stati accolti a braccia aperte. Un excursus storico esaminato da entrambi i punti di vista, arricchito da testimonianze e documentazione fotografica acquisita direttamente dai figli e nipoti di quelle generazioni di emigranti, e corroborata da articoli di testate giornalistiche italiane e straniere.
Il capo Ufficio Stampa del Movimento delle Libertà, dott.ssa Aurora Allushaj, sottolinea che “l’obiettivo di questa rubrica è anche quello di informare e sviluppare una maggiore conoscenza e consapevolezza per le nuove generazioni sul fenomeno dell’emigrazione italiana, su quella storia di dolore e di successo che non deve essere dimenticata. Scevri da pregiudizi di ogni tipo, noi vogliamo analizzare il punto di vista e le ragioni di chi emigra così come di chi ospita gli immigrati e gli stranieri, in genere. Abbiamo voluto creare, pertanto, uno strumento di studio ed un momento di riflessione che si interroghi anche su come le Istituzioni possano svolgere un ruolo fondamentale di supporto e di accompagnamento per le esigenze della nuova emigrazione. Il nostro, in definitiva, vuol essere un contributo che intende preservare un patrimonio immenso di esperienze, di storia vissuta, di spirito solidale straordinario”.
L’emigrazione italiana è cambiata sia nella sua essenza che attraverso il mutamento dei tempi. L’Argentina, gli Stati Uniti, l’Australia erano le mete preferite nel secondo dopo guerra.
Se arriviamo agli ultimi decenni, occorre dire che le nuove tecnologie, i voli low-cost hanno avuto un impatto molto importante, acuendo la libertà di viaggiare e la spinta a muoverci più a nostro agio, rimanendo più vicini a casa, rimanendo più “connessi” con le nostre radici.
L’Australia è rimasta una destinazione attraente, per il resto molti italiani si sono trasferiti in Germania, nel Regno Unito, in Francia ed in Belgio.
Senza entrare nello specifico, possiamo dire che oggi, emigrare, è “una cosa” che possono tentare tutti, mentre una volta il viaggio in Argentina, ad esempio, era un cambiamento totale di vita, una scelta dolorosa e che traeva origine da condizioni spesso davvero difficili.
Oggigiorno (fino a quando non è scoppiata l’attuale crisi sanitaria), invece, una persona si può trasferire a Londra con 50 pound di spese di volo e dopo un mese, male che vada, può tornare a casa propria. Nel frattempo, ha la possibilità di continuare a sentirsi con i propri famigliari attraverso sistemi di comunicazione quali skype e mediante i social.
Il trasferimento oggi, così come il viaggio, è molto più semplice rispetto a quello che fecero all’epoca i nostri connazionali in Argentina, in Australia, negli Stati Uniti. Meno drammatico, meno “viscerale”, perché una volta, la nave che si allontanava dalla banchina del porto, significava dare un taglio netto con la precedente vita, con i propri legami familiari, con la Patria di nascita, con la propria Terra.
Non volendo sembrare “passatisti”, ci piace ricordare che tutt’ora, nella scelta di emigrare, alcuni sacrifici, alcuni laceranti dolori, rimangono gli stessi.
A ciò si deve aggiungere il focus sugli “emigranti di seconda o terza generazione”, quei figli e quei nipoti che si sentono stranieri nella terra di adozione dove sono nati così come nella Patria d’origine, l’Italia.
Il Presidente del Movimento delle Libertà – forza politica da sempre impegnata nella difesa dei diritti degli italiani all’estero – l’onorevole Massimo Romagnoli conclude “che è questo quel che intendiamo raccontare, la storia dell’emigrazione italiana all’estero, quella del fenomeno che ha prodotto drammi e lacerazioni ma che ha anche creato, con il sangue ed il sudore dei nostri connazionali, ricchezza e benessere nei Paesi di adozione. Ma è anche storia di chi ha esportato valori e tradizioni e, in certi casi, civilizzazione di interi territori. Il nostro, in definitiva, vuol essere un cammino a ritroso, alla ricerca di fatti e di avvenimenti ma anche e soprattutto di valori, di cultura e della riscoperta di un fenomeno della nostra storia nazionale”.
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