Il mondo ha sempre più voglia di made in Italy. Perché c’è un’Italia che spesso all’interno dei confini nazionali non si conosce abbastanza, un’Italia di cui tutti dovremmo andare orgogliosi. Dal rapporto I.T.A.L.I.A. – Geografie del nuovo made in Italy di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, presentato oggi a Treia nella sessione di apertura del Seminario estivo di Symbola, emerge un Paese, il nostro, sempre più apprezzato all’estero.
L’Italia è uno dei soli cinque paesi al mondo che vanta un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari. In compagnia di grandi potenze industriali come Cina, Germania, Giappone e Corea. Una leadership che parla di qualità crescente riconosciuta alla nostra manifattura.
Sia all’estero che in patria il made in Italy è sinonimo di moda, artigianato, arredamento, design e cibo, e soprattutto di bellezza e qualità. Due italiani su tre sono disposti a pagare un sovrapprezzo per avere prodotti 100% italiani.
Grazie alla bellezza e alla qualità connaturata ai nostri prodotti, poi, l’Italia continua a produrre cose che piacciono al mondo e che sono sempre più desiderate sui mercati globali. Come dicono i dati relativi alle ricerche su Google dei prodotti made in Italy, cresciute dal 2011 al 2014 di ben il 22%. Specie in Paesi come Giappone, Emirati Arabi, Usa, Russia e Brasile.
"Mentre la crisi sembra finalmente allentare la sua presa sul Paese, è ancora più importante avere un’idea di futuro, capire quale posto vogliamo che l’Italia occupi in un mondo che cambia. Più che in passato – commenta Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola -, l’Italia deve fare l’Italia e puntare sui talenti che il mondo le riconosce: bellezza, qualità, conoscenza, innovazione, territorio e coesione sociale che sempre più incrociano la frontiera della green economy”.
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