Toscana uguale tarocco. Olio, salumi, formaggi, vini: la regione più taroccata del pianeta. Emblema e simbolo del buon mangiare e del buon bere in Italia, la Toscana è l’oggetto delle contraffazioni su scala mondiale. Il colmo è costituito dal Chianti e dal Montepulciano, vini doc in bustina. Fuori dall’Italia, sono in commercio kit per farsi il vino da soli. Ma Chianti e Montepulciano non sono soli, all’estero spesso di ritrovano in disgraziata compagnia: pecorino e finocchiona taroccati. Parlare di scandalo è dire poco. Ingente è infatti l’inventario dei danni, che sono innanzitutto di tipo economico e lavorativo. Toscana uguale tarocco registra una perdita di sei miliardi di euro e l’ammanco di decine di migliaia di posti di lavoro smarriti. La Toscana regina delle contraffazioni, suo malgrado, denuncia i dati di un bilancio che diventa appunto drammatico per effetto dei falsi che subisce quotidianamente in campo alimentare, La Coldiretti ha presentato il “cesto della vergogna”: olio, formaggi, salumi, vini contraffatti, così vanno a ramengo il Pil e i posti di lavoro. Il cesto come contenitore di una vetrina di falsi alimentari d’autore, non solo della Toscana ma dell’intero territorio nazionale. L’Italia in tavola taroccata all’estero. Il drammatico bilancio rappresentato recentemente al forum internazionale di Cernobbio, sul lago di Como, dove il Made in Tuscany fasullo è stato il grande protagonista. “Sarebbe necessaria un’efficace azione di contrasto a livello nazionale e internazionale”, a mo’ di auspicio da parte del presidente di Coldiretti, Sergio Marini, circondato da una serie di vini taroccati, al momento del suo intervento seguito con grande interesse dai congressisti stranieri. “Ma è la politica che deve dare una risposta a questo problema. Noi ne aspettiamo da tempo l’intervento”. La Toscana è impegnata da anni in una serie di azioni a sostegno della legge “salva olio”. A garanzia di etichette chiare, trasparenti, leggibili e soprattutto non ingannevoli. Un problema serio, evidentemente tuttora irrisolto.
Al di là dei tarocchi, la Toscana è la regione simbolo della qualità e della varietà agroalimentare italiana: 465 specialità alimentari, incontrastabile primato nazionale. Senza contare le peculiarità a livello paesaggistico. Vendibile facilmente sul mercato, il brand Toscana piace a tutti. E un po’ da tutti taroccato. Anche in campi diversi da quello agroalimentare. Se non proprio taroccato, usato, sfruttato per scopi chiaramente commerciali. Il brand Toscana continua ad avere un richiamo forte in particolare al di là dell’Oceano. Los Angeles, California, è la città con il maggior numero di ristoranti con nomi toscani: 30. Alle cascate del Niagara c’è un locale con un’insegna inequivocabile, Ponte Vecchio. Proprio il famoso ponte, immagine romantica e ricca di Firenze, meta di turisti di tutto il mondo, è con Torre di Pisa il nome più usato negli States e in Giappone, per promuovere moda, design e arredamento. Abbondano nel momenti i riferimenti alla storia monumentale della Toscana. La Galleria “Ponte Vecchio” a Honolulu, alle Hawaii, e il ristorante “Toscano” a Bagalore, in India. E via andare: il Cafè Toscano a Singapore, il Cafè Toscana a San Diego, California, e l’omonimo a Londra e in Pennsylvania. Un segnale è presente anche in campo immobiliare: Post Toscana è il supercondominio di 33 piani nel cuore di Manhattan, a New York City; Tuscany Post è il Posto dove si fa lo shopping a Calgary, nella provincia di Alberta, Canada. Toscana regina. Ma delle contraffazioni agroalimentari lei farebbe volentieri a meno, visto gli ingenti danni economici che continua a produrre. Il kit in bustina “fai da te” , il Chianti e il Montepulciano in bustina, è stato scovato in Inghilterra e in Svezia. In California il “Tuscan Moon” viene spacciato per un vino sangiovese: di toscano non ha nulla. Mentre, qua e là, è il tarocco italiano a segnalare l’imbroglio e la truffa: il Parmesan Cheese negli Stati Uniti, le confezioni tricolori “Mozzarella”, il “Salame” prodotto in Danimarca, il “Fellin Pollin Saleme” e il “Romulo Extra virgin olive oil”, prodotto in Spagna. Ne vogliamo parlare?
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