Maria Anghileri, presidente dei giovani industriali e vicepresidente della Confindustria ed ai vertici d’Eusider che vanta un fatturato di oltre un miliardo di euro, il 35 per cento grazie alle esportazioni, dichiara: “Anch’io ho trattenuto il fiato quando sono arrivata a New York come scrive Fitzgerald.
Anch’io ho visto il sogno americano, che può essere anche italiano e l’ho vissuto nella mia famiglia: mio padre ci ha consentito di fare quel che lui non ha potuto, perché a 19 anni ha cominciato a lavorare essendo mancato mio nonno; noi figli abbiamo studiato, ci siamo preparati.
In azienda non sono partita dall’alto, anzi ho conosciuto da vicino i vari comparti produttivi. Il mio impegno nell’associazione ha preso le mosse da Lecco, poi in Assolombarda e Lombardia, vicepresidente dei giovani di Confindustria e ora presidente. Se dovessi trovare un filo rosso, è la gavetta che alla fine porta i suoi frutti”.
In un’intervista al quotidiano Il Foglio, sulla minaccia dei dazi Usa, commenta: “Vanno contro il libero mercato. Ma c’è una preoccupazione in più: la sovrapproduzione cinese, di fronte alla chiusura americana, può riversarsi in Europa. Proprio come accade per le automobili”, “io faccio parte della generazione Erasmus che ha conosciuto la società aperta, la libertà di movimento, gli scambi culturali, la democrazia europea. E’ una generazione che non vuole tornare indietro, anzi vuole andare avanti”.
Sostiene che serve un “mercato unico dei capitali per esempio, meno burocrazia, meno norme, più chiare e uguali per tutti, un ambiente che favorisca l’innovazione. Un giovane su tre che frequenta le scuole superiori desidera aprire una nuova impresa, quel che manca è l’ecosistema, cominciando dal venture capital”. E per le start-up “ci vogliono regole comuni in tutta Europa, semplificazione burocratica (13.500 norme nella Ue contro le 3 mila negli Stati Uniti, come ricorda sempre il presidente Orsini), sostegno alla creatività; i capitali non mancano, bisogna impiegarli bene in un ambiente favorevole”.