Quello che è successo in Romania è così incredibile da meritare ampi commenti, invece è stato velocemente tacitato da quasi tutti i media.
Ricordiamo il film: a novembre dell’anno scorso vinceva il primo turno delle “presidenziali” Calin Georgescu (indipendente di destra e subito tacciato di “filo-russo”) con circa il 23% dei voti e seconda Elena Lasconi (europeista di centro, che probabilmente avrebbe vinto al ballottaggio, con il 19,8%).
Tagliato fuori il candidato governativo, ma – a pochi giorni dal voto di ballottaggio del 5 dicembre – la Corte Costituzionale (tutta di nomina politica) annullava le elezioni sostenendo che Putin le avrebbe inquinate.
Il tutto sulla base di prove (rimaste ignote) fornite dai servizi segreti governativi. Di più, a Georgescu è poi stato impedito di ricandidarsi.
Tutto da rifare, quindi, e tra altissima tensione (e fortunatamente pochi incidenti per il senso di responsabilità dei supporter di Georgescu) domenica 4 maggio – dopo che per 5 mesi tutti i romeni sono stati “bombardati” da continui messaggi contro le presunte influenze russe sul voto – finalmente si rivota e vince al primo turno l’amico di Georgescu GEORGE SIMION e non più con il 23%, ma addirittura con il 40.5% dei voti (secondo classificato il sindaco di Bucarest, il moderato Nicusor Dan con il 20.9%, ancora una volta escluso il candidato del governo).
Domanda facile facile: non è che i romeni VOGLIONO un cambiamento e non “pro Putin” ma piuttosto contro l’attuale gestione del potere, tanto cara a Bruxelles? (Assordante a questo proposito il silenzio dei leader della Commissione Europea). Più che esprimere la loro protesta con il voto i romeni cosa possono e debbono fare?
Tra l’altro all’estero – dove le interferenze di Putin mi sembrano obiettivamente impossibili – Simion ha preso molto di più della maggioranza assoluta.
Nel seggio di VERBANIA, per esempio, sui 333 votanti Simion ne ha raccolti 229 (43 voti a Nicusor Dan) e in tutta Italia Simion ha raccolto 127.488 voti (pari al 73,66%).
Insomma: dove il voto è sicuramente libero diventa assolutamente chiaro, alla faccia della (mafiosa?) Corte Costituzionale Romena espressione evidentemente di un governo corrotto.
Bruxelles preferisce però tenersi stretta proprio questa ossequiosa gentaglia contro la evidente volontà dei romeni: e questa sarebbe democrazia?