Chi ha bazzicato un poco la storia del continente americano non è per nulla rimasto stupito dalle affermazioni del neo-Presidente statunitense Donald Trump in merito a Panama.
Senza giri di parole, ha detto di non escludere l’uso della forza militare verso quel Paese al fine di tutelare gli interessi americani messi in pericolo dalla presenza di società cinesi che controllano i porti di entrata nel canale sulle sponde degli oceani Atlantico e Pacifico.
In realtà, come la storia ci ricorda, già il Presidente Ulysses Grant durante il suo mandato (1869-1877) e Theodore Roosevelt (1901-1909) avevano affermato che l’istmo centro americano aveva per gli USA una “valenza strategica”.
Quando la popolazione di quel piccolo pezzo di terra cominciò a lottare contro la Colombia per rendersi indipendente da Bogotà trovò subito il sostegno della marina americana che dissuase i colombiani dal cercare di soffocare la ribellione.
La conseguenza fu che Washington, con la giustificazione di voler “garantire” l’indipendenza da loro acquisita cominciò, da allora, ad esercitare un forte controllo sui governi che si succedettero a Panama City. Quando la società francese che stava costruendo il canale dichiarò fallimento, furono società americane che ne presero possesso e lo gestirono a partire dal 1920 (data dell’inaugurazione).
Il possesso dell’infrastruttura e la tutela sulla politica panamense continuarono sino a quando il Presidente Carter, a seguito di forti proteste locali e di opportunità politica, firmò un accordo con le autorità panamensi che cedeva a loro il possesso e la gestione del canale a partire dal 2000.
Che una certa forma di controllo politico USA sullo Stato non fosse mai venuta meno fu comunque dimostrato quando Washington decise di inviarvi le truppe per rimuovere dal potere l’autoritario e non più gradito Presidente Manuel Noriega e sostituirlo con qualche personaggio più condiscendente (dicembre 1989).
I militari arrestarono Noriega e lo trasferirono negli Stati Uniti, ove fu processato e condannato ufficialmente per traffico di droga.
Con questi precedenti, è ovvio che la sparata di Trump non deve stupire nessuno. Così come è scontata la valenza strategica del canale che consente il transito tra i due oceani.
Infatti, senza quella scorciatoia i tempi di percorrenza delle merci si aggraverebbero di qualche settimana con conseguente aggravio di costi. È anche scontato che, nonostante quel passaggio sia sempre stato considerato una libera e neutrale via di comunicazione per chiunque, in caso di conflitti o pesanti contenziosi geopolitici, chi controlla gli accessi potrebbe impedire il transito a navi “sgradite”. Oppure esigere costi spropositati.
Importante aggiungere che, attualmente, la gestione ufficiale appartiene al Governo di Panama che tuttavia ha ceduto per 25 anni (dal 2021 al 2046) a una società cinese, la Hutchinson Holding con sede a Hong Kong, il diritto alla gestione dei due porti di accesso.
Quando una nave di qualunque Paese vuole passare, di là dal pagamento di una tariffa, variabile a seconda della dimensione dell’imbarcazione, del tipo di merci trasportate e della programmazione del transito, il Comandante deve anche cedere il comando a un pilota locale per tutto il tragitto e pagare la sua prestazione.
Trump, oltre a giudicare un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti il fatto che siano dei cinesi a controllare gli accessi, lamenta anche che le tariffe applicate alle navi americane siano eccessivamente esose. Non va dimenticato che gli USA sono i maggiori fruitori del canale che costituisce per loro la più importante via di comunicazione per importazioni ed esportazioni verso e da i mercati asiatici e tra la costa est e ovest degli stessi Stati Uniti.
Il valore strategico di Panama non si limita, comunque, al canale e agli scambi marittimi. Due sono gli altri aspetti che attirano l’attenzione del nuovo Governo di Washington: il fatto che costituisca un obbligato punto di passaggio dei flussi migratori dal Sud America attraverso il cosiddetto Darien Gap e che sia il più grande e ben segretato paradiso fiscale al mondo.
Il Darien Gap è un’area principalmente paludosa e semidisabitata nel sud di Panama ed è lì che si concentrano numerosi migranti arrivati soprattutto dal Venezuela, o perfino dall’Asia, per poi indirizzarsi a nord, verso il Costarica. Sia Panama che il Costarica non hanno alcun interesse a trattenere più del necessario gli irregolari che vogliono attraversarli e organizzano mezzi di trasporto per facilitare il loro ingresso ancora più a nord, nel Guatemala. Una “giusta” pressione sul Governo di Panama potrebbe respingere, anziché facilitarne il passaggio, tutti i migranti che puntano ad arrivare poi negli Stati Uniti.
L’altro aspetto importante e da non sottovalutare è che, a dispetto del FMI e di richieste formali o informali da parte di numerosi Governi mondiali, il Paese continua a vantare una legislazione societaria che consente alle Fondazioni di avere dei gestori ufficiali (seppur nullafacenti) non denunciando mai i veri titolari, né di dichiarare la eventuale destinazione o l’utilizzo dei fondi. Il segreto bancario è così ben tutelato che centinaia di cittadini panamensi nullatenenti possono offrire il loro nome, a pagamento, come copertura dei reali proprietari di quei conti. Si stima che migliaia di società straniere coprano in quel modo i loro affari. La legge prevede perfino sanzioni penali e pecuniarie per chi dovesse rompere il segreto.
È evidente che queste caratteristiche ne fanno una base formidabile per il lavaggio di denaro da parte non solo di esportatori illegali di capitali ma soprattutto di organizzazioni criminali quali i trafficanti di droga. Proprio vicino l’ingresso atlantico del canale c’è anche una Zona Franca, la Colon Free Trade Zone, che è specializzata nel commercio di pietre e metalli preziosi.
La conseguenza di questo sistema è che a Panama risultano esistere almeno 370.000 società e cioè il più grande numero dopo le Isole Vergini britanniche e Hong Kong e che vi sia la rete bancaria più potente in Centro America con un valore consolidato del settore finanziario che ammonta a tre volte il PIL del Paese.
Dopo la scoperta dei Panama Papers alcune riforme per rendere più trasparente il sistema finanziario e consentire l’identificazione dei veri titolari di società e fondazioni sono state approvate e queste riforme hanno migliorato l’immagine internazionale, ma il Paese è ancora sotto osservazione internazionale per garantire che le norme siano effettivamente applicate e rispettate
L’interesse di Trump è quindi molteplice e va dal significato strategico del canale al controllo dei flussi migratori al poter avere qualche controllo sul sistema bancario locale.
Le minacce del Presidente americano sembrano aver subito ottenuto un qualche risultato, almeno di facciata. Il Presidente panamense Jose Raul Mulino ha ricevuto il neo Segretario di Stato Marco Rubio e gli ha garantito che disdirà l’accordo con la Cina per la Belt Road e ci sarà una riflessione positiva sulle tariffe di transito che riguarderanno navi battenti bandiera statunitensi.
Quanto alla gestione dei due porti, Rubio ha detto che è inaccettabile l’attuale status quo e che “in assenza di cambiamenti immediati gli Stati Uniti saranno costretti ad adottare le misure necessarie per proteggere i propri diritti”.