Presto torneranno a casa Tomaso Bruno e Elisabetta Boncompagni, i due italiani da anni detenuti in India, per i quali la Corte suprema indiana ha annullato la condanna all’ergastolo. Già questo fine settimana i due connazionali potrebbero rientrare in Patria. Soddisfatta la Farnesina e soddisfatti i genitori dei due ragazzi. Daniele Mancini, ambasciatore italiano in India, ha chiamato personalmente i genitori di Tomaso Bruno e Elisabetta Boncompagni per informarli della decisione della corte.
Così finisce l’odissea di Tomaso, trentenne di Albenga, ed Elisabetta, quarantenne torinese, cominciata nel febbraio del 2010 con una vacanza nel paese asiatico insieme al trentenne Francesco Montis, di Terralba, provincia di Oristano, amico di Tomaso e fidanzato di Elisabetta. Il 4 febbraio il giovane sardo si sente male: gli amici chiamano immediatamente i soccorsi e contattano l’ambasciata italiana. Francesco morirà poche ore dopo. La giustizia indiana comincia a indagare. Secondo gli inquirenti, sul corpo di Francesco ci sarebbero dei lividi, segno di una colluttazione. Così Tomaso ed Elisabetta finisco dietro le sbarre.
Sono tanti gli italiani detenuti oltre confine, oltre 3mila. Solo in Medio Oriente sono in carcere 43 italiani, 15 nell’Africa SubSahariana. 2.393 sono gli italiani in galera in attesa di un processo. La maggior parte si trova in Europa.
CHICO FORTI Enrico Forti, accusato di omicidio, sta scontando negli Stati Uniti l’ergastolo. Il suo calvario inizia la mattina del 16 febbraio del 1998 quando, in una spiaggia della Florida, viene ritrovato il corpo senza vita di Dale Pike. Di questo omicidio viene accusato Forti, che era in trattativa con il padre di Dale per l’acquisto di un albergo. Nonostante si sia sempre dichiarato innocente e le prove a suo carico siano inconsistenti, la giuria americana lo ha condannato all’ergastolo affermando: "La Corte non ha le prove che Forti abbia premuto materialmente il grilletto, ma ha la sensazione, al di là di ogni dubbio, che sia stato l’istigatore del delitto".
GIUSEPPE LO PORTO C’è poi, sempre in America, Giuseppe Lo Porto, rinchiuso in un carcere dell’Alabama per altrettante fumose accuse di molestie sessuali. Con un’aggravante: Giuseppe Lo Porto ha 80 anni, è portatore di pace maker ed è stato operato di cancro. Il che non gli ha impedito di finire in carcere in Alabama, per le accuse della sua ex moglie americana, al termine di un frettoloso procedimento di estradizione precedentemente negato in Olanda e di cui anche il Tar del Lazio ha dichiarato la nullità.
ROBERTO BERARDI Roberto Berardi è rinchiuso in una galera della Guinea Equatoriale, uno dei Paesi più repressivi del mondo, dove, circondato da assassini, ladri e banditi di ogni genere, vive in isolamento. Il nostro connazionale ha 48 anni e non può ricevere visite in carcere, neanche da parte dei diplomatici italiani.
MASSIMO ROMAGNOLI Arrestato poco prima di Natale, nel dicembre 2014, è detenuto nel carcere di Podgorica, Montenegro, Massimo Romagnoli, ex deputato di Forza Italia e membro del Consiglio Generale degli italiani all’estero. Gli Stati Uniti lo accusano di traffico d’armi internazionale. Romagnoli ha ricevuto in carcere il 2 gennaio 2015 la visita del senatore Aldo Di Biagio, che lo ha incontrato insieme al suo avvocato italiano, Nicola Pisani. Di Biagio ha presentato sulla vicenda anche una interrogazione parlamentare. Del caso si occupa da vicino l’ambasciata d’Italia in Montenegro, ma a livello mediatico solo Italiachiamaitalia.it sta seguendo il caso con costanza.
I DUE MARO’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori del Kerala, in India, nel febbraio del 2012, sono ancora nelle mani dell’India. L’Italia, dopo quasi tre anni, non è ancora riuscita a riportarli definitivamente in Patria.
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