Oggi il nostro Andrea Verde torna a parlare, con l’articolo che in questo momento apre il nostro giornale, di Comites e Cgie: li definisce organismi inutili e costosi, vecchi nel loro ruolo. L’opinione personale del sottoscritto e’ nota, ormai: Cgie e Comites non mi piacciono, non sono mai riusciti a convincermi, cosi’ come sono servono a poco o nulla, sono cattedrali nel deserto che interessano si e no a 200 persone al mondo. Il Cgie, con l’arrivo dei parlamentari eletti all’estero in Parlamento, ha ormai esaurito il suo compito. Ne sono convinti persino alcuni membri del Consiglio Generale. E la scritta che appare quando ci si collega al sito del Cgie – "sito momentaneamente non disponibile" – e’ la fotografia impietosa della situazione di tale organismo (noi, pur ritenendo il Cgie solo una struttura autoreferenziale, ci siamo offerti di aggiornarne gratuitamente il sito: nessuno si è fatto sentire).
Comites? Abbiamo intervistato in questi anni diversi presidenti dei Comitati: molti di loro – persino loro! – d’accordo nel dire che, non avendo alcun potere reale e disponendo di limitata autonomia gestionale, sono uno spreco di soldi e di tempo.
Parlare di Comites e Cgie agli elettori inoltre e’ come parlare di equazioni e analisi matematica a un bambino di tre anni. Bisognerebbe spiegare loro prima cosa sono, a cosa servono (?) e poi perche’ li si difende. Si perde tanto tempo, incredibilmente, a parlare di questi organismi, e si trascurano invece temi come made in Italy, lotta alla contraffazione, ristorazione italiana all’estero, lingua e cultura, rete di imprese italiane oltre confine…
No, grazie. Di Comites e Cgie ne abbiamo fin sopra i capelli, ci annoiano, sul loro ruolo abbiamo detto di tutto e di più e quindi stop, ne abbiamo abbastanza. Non ci impegneremo più in riflessioni e opinioni su questi organismi. Chi volesse continuare a farlo, vada avanti. Per noi è un capitolo chiuso. Riteniamo che altri siano i temi che interessano davvero gli italiani nel mondo: e proprio su quelli ci impegniamo fin d’ora ad alimentare il dibattito e il confronto.
Twitter @rickyfilosa
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