I cinesi, si sa, sono gli esperti mondiali nell’arte della contraffazione. Non c’è prodotto, che sia di tecnologia, di abbigliamento, ma anche eno-gastronomico, che non venga copiato dalla Cina. L’Italia è stanca di questo, di verdersi ‘taroccare’ il made in Italy, e quindi ha intenzione di rendere più forte la lotta alla contraffazione. Per questo motivo l’Ambasciata italiana a Pechino si sta organizzando, potenziando la struttura interna che si occupa del problema.
Massimo Iannucci, capo missione in Cina, ha annunciato che la task force "che ha infittito i rapporti con le autorita’ cinesi" si avvale da alcune settimane della collaborazione di un ufficiale della Guardia di finanza, che prima operava a Shangai, esperto anche di frodi finanziarie internazionali.
Iannucci spiega: "Il governo cinese e’ consapevole che la contraffazione e’ un problema da aggredire con forza. Si tratta di un fenomeno grave che stiamo affrontando con determinazione". Per combattere questa battaglia, si punta a stringere un’alleanza direttamente con il consumatore finale. "Molti di loro desiderano con forza prodotti made in Italy autentici. Molti tra coloro che acquistano beni contraffatti si stanno rendendo conto che l’arte italiana non puo’ essere replicata. Proprio questo – conclude Iannucci – è un indubbio contributo alla lotta alla contraffazione".
La struttura interna all’Ambasciata d’Italia a Pechino per combattere il fenomeno della contraffazione può contare anche sul lavoro di un esperto giuridico e di un funzionario delle dogane italiane.
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