Se qualcuno credeva ancora alla possibilità di far cambiare idea al governo sulla vicenda del monumento a Cristoforo Colombo, non si illuda più. Si tratta di una decisione politica presa dal governo e non sarà cambiata, a meno che non ci sia una sentenza in ambito giudiziario che costringa la “Casa Rosada” a continuare a guardare, suo malgrado, il nostro monumento. E’ il verdetto della riunione di tre ore che ieri ha avuto con il segretario generale della Presidenza Oscar Parrilli, un gruppo di consiglieri di alcuni Comites dell’Argentina.
Tra i presenti, i presidenti dei Comites di Buenos Aires, Graciela Laino; di La Plata, Guillermo Rucci e di Lomas de Zamora, Alfonso Grassi. Inoltre erano presenti i consiglieri del Comites di Buenos Aires Nicolás Di Leo, Antonio Morello e Marcello Pacifico e, in rappresentanza del Comites di Mar del Plata, Monica Rizzo. Con loro era presente anche il consigliere dell’Ambasciata Martin Lorenzini. Da parte sua Parrilli era accompagnato dal sindaco di Mar del Plata Gustavo Pulti e da esperti della Facoltà di Architettura di La Plata.
Come nella precedente riunione, i rappresentanti del governo hanno manifestato che l’intenzione iniziale era quella di restaurare il monumento decidendo poi di trasferirlo a Mar del Plata. Durante la riunione davanti agli “esperti” che sostenevano che il monumento aveva perso visibilità, che era troppo alto e che non andava d’accordo con lo stile della “Casa Rosada”, il consigliere del Comites Marcello Pacifico ha sottolineato che lo stile del monumento è perfettamente concordante con quello della facciata posteriore della Casa Rosada, opera di un artigiano italiano di cognome Bianchi e lo stesso palazzo di governo argentino, frutto del progetto di restauro del famoso architetto Francesco Tamburini.
C’è una decisione politica della Presidenta, ha detto Parrilli, il quale ha proposto una riunione con tutti i Comites dell’Argentina. L’ing. Rucci, presidente del Comites di La Plata e coordinatore dell’Intercomites dell’Argentina, ha consegnato all’influente funzionario del governo di Cristina Krirchner, il documento elaborato dieci giorni fa dall’Intercomites che riunito a Bahía Blanca, esprimendo una posizione comune di opposizione al trasloco del monumento e chiedendo che esso resti nella Piazza Colon. Un documento che è stato frutto di un accordo raggiunto dopo ore di accese discussioni, forse le più aspre che si sono registrate in molto tempo tra i nove Comites dell’Argentina.
Vista la risposta di Parrilli, non ci possono essere dubbi sulla reale volontà del governo, manifestata d’altra parte anche dalla presidente Kirchner.
“Non si tratta di un capriccio”, ha detto il Capo dello Stato argentino, in una cerimonia che ha avuto luogo a Bariloche, lo scorso 4 luglio. “Noi trattiamo con rispetto tutto il mondo”, ha detto, spiegando che “vogliamo togliere Cristoforo Colombo, per mettere accanto alla Casa Rosada, che rappresenta tutta la storia degli argentini, di tutto il sangue versato, Juana Azurduy, quell’eroina dell’indipendenza”. Poi, tuittando, ha ribadito lo stesso concetto, sostenendo tra l’altro che l’unico motivo per il quale non è stato ancora rimosso il monumento è la misura cautelare disposta dalal giustizia, in attesa di decidere se il monumento è responsabilità (e quindi può disporre di esso), lo Stato nazionale o la Città di Buenos Aires. A questo riguardo, va ricordata anche la presa di posizione del Capo del Governo della Città di Buenos Aires, durante l’inaugurazione del “Paseo porteño de las colectividades”, l’ultimo 9 luglio. Macri ha risposto a un gruppo di italiani che dopo che il sindaco della città aveva finito il suo discorso, aveva esclamato: “Colón no se va”. A quel punto Macri, ha preso un’altra volta il microfono e ha detto che il monumento a Colombo non sarà portato via dalla Città di Buenos Aires. "Colón no se va de la ciudad de Buenos Aires", ha detto Macri.
Quale è il significato di quel che ha detto Macri? Ha preso posizione, reclamando che il monumento resti in Piazza Colón o ha voluto dire che anche se fosse smontato, non sarebbe portato in un’altra città, facendo capire che potrebbe essere portato in un altro posto, ma restando nella città?
C’è chi in queste ore teme, ha il sospetto, che nonostante i rapporti tesi tra le due sedi governative – stato e città – qualcosa si stia muovendo sotto la superficie. In questo senso, c’è da ricordare che pochi giorni fa era stata annunciata la decisione del governo municipale di denunciare l’accordo siglato dalla Casa Rosada e dalla Città di Buenos Aires nel 2007, sulla giurisdizione, l’utilizzo e la cura della Piazza e del monumento a Colombo. Alla fine tutto è rimasto come prima e c’è chi sospetta che alla fine il monumento potrebbe restare a Buenos Aires, ma non nella piazza dietro alla Casa Rosada.
In questo quadro, assume maggiore importanza ciò che in definitiva decideranno i magistrati sul fondo della questione, cioè, chi è titolare della piazza e del monumento e quindi chi può decidere su di essi.
C’è da ricordare che sono in corso una serie di “amparos”, cioè misure cautelari chieste dalla ong “Basta de demoler”, nella quale si sono presentate come “amicus curiae” varie istituzioni italiane, tra le quali la FEDIBA, che ha apportato importante documentazione. E’ questo l’ “amparo” deciso dal “Juzgado nº12”, che ha fermato per novanta giorni il progetto di portare il monumento a Mar del Plata, anche se ha autorizzato le operazioni per smontarlo e restaurarlo. Un altro “amparo” fu presentato da varie associazioni (ACLI, CCI, Nazionale Italiana, AIMI, Società Italiana di San Miguel, Società Italiana di Alte. Brown e la federazione FABIA). Queste associazioni, visto che il monumento è stato smontato, hanno chiesto che sia restituito al suo posto originale e che intervengano le autorità municipali per controllare il restauro.
Un altro “amparo” ancora è stato presentato dal Circolo Italiano col patrocinio del dott. Humberto Savoia che, ulteriormente, ha fatto notare al giudice, dopo le dichiarazioni della presidente Cristina Kirchner, che è evidente la volontà del governo nazionale di spostare il monumento, per cui rinnova tutti gli antecedenti storici presentati in un primo momento, e chiede che il monumento sia lasciato nella piazza Colon. In definitiva la comunità italiana ribadisce la sua opposizione al trasloco del monumento e chiede che esso sia rimesso nel posto dove si trovava fin dalla sua inaugurazione nel 1921. Per adesso il governo argentino non è disposto ad ascoltare.
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