Alcide de Gasperi fu il primo nella storia della Repubblica: da presidente del Consiglio, nel 1951, sbarco’ a Washington col cappotto prestato da Attilio Piccioni. Una povera Italia uscita dalla guerra, ma un alleato potenzialmente cruciale nelle prime schermaglie della guerra fredda di cui l’Italia era campo di battaglia.
All’arrivo De Gasperi ricevette, a sua stessa memoria, una ‘accoglienza glaciale’: nessun rappresentante di spicco venne a salutarlo all’arrivo. Fu pero’ ammesso a partecipare in aula a una sessione del Congresso e ricevette un’ovazione. Con Harry Truman, l’incontro fu ‘paterno’. Il premier italiano si esprimeva in un inglese incertissimo.
Siamo agli albori della nuova Italia. Quando il primo capo del Quirinale Giovanni Gronchi arriva a Washington nel 1956 l’atmosfera e’ piu’ calorosa e il vice presidente Richard Nixon, venuto a prendere il leader italiano modifica all’ultimo momento le parole del discorso ufficiale ritenendolo troppo formale: ‘Possiate sentirvi a casa vostra’.
Con Segni, 1964, l’omaggio alla tomba di J.F.Kennedy a Arlington e’ di rigore. Quando tre anni dopo il socialdemocratico Giuseppe Saragat viene ricevuto da Lyndon Johnson si parla di Vietnam: ‘Tutti mi dicono cosa non devo fare, nessuno cosa devo fare’, si lamento’ il presidente americano. E l’italiano: ‘Devi fare la pace’, un leitmotiv della politica estera italiana ribadito nel 2003 da Carlo Alzeglio Ciampi a George W. Bush nei giorni della strage di Nassyria in Iraq: ‘L’Italia e’ per la pace’.
Giovanni Leone venne ricevuto nell’ufficio ovale nel 1974, a 40 giorni dal Watergate e dalle dimissioni di Richard Nixon: il capo del Quirinale, a sua volta costretto a lasciare nel 1978 in odore di scandalo Lockheed, era il primo dignitario straniero ospitato da Gerald Ford. ‘L’Italia non deve diventare rossa’, gli dice Ford durante il colloquio, presenti Henry Kissinger e Aldo Moro, centrato su una richiesta a Roma di ‘continuare a emarginare il Pci’.
Ed e’ invece un socialista, Sandro Pertini, il successivo capo del Quirinale in visita alla Casa Bianca: ‘Un perfetto gentiluomo’, lo ricorda Ronald Reagan, commosso da un semplice gesto di amicizia: quando Pertini si ferma davanti a un Marine che regge la bandiera e bacia il vessillo a stelle e strisce.
Frizioni sul caso Olivetti – la presunta cessione di materiale strategico all’Urss e al Kgb, fanno ombra nel 1989 alla visita di Francesco Cossiga. Corsi e ricorsi: proprio come oggi Giorgio Napolitano, quando Oscar Luigi Scalfaro va da Bill Clinton nel 1996 l’Italia sta andando al voto dopo il fallimento del governo Dini (il primo composto da tecnici) e dell’incarico esplorativo ad Antonio Maccanico.
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