“Nulla è tanto dolce quanto la propria patria e famiglia, per quanto uno abbia in terre strane e lontane la magione più opulenta”: Roberto Menia, segretario generale del Ctim, ha aperto con questa frase di Omero il suo intervento al raduno dei Giuliano-dalmati d’Australia a Wollongong. Da questo pensiero del grande greco, Menia ha voluto dipanare il suo intervento, rimarcando “le pagine drammatiche dell’odissea dei giuliani dalmati, la nostalgia della patria perduta, la costruzione di una nuova patria in cui si sono fatti onore e ricostruiti una vita: un’identità, un’italianità, un mondo di valori che si trasmettono di padre in figlio. Spetta ora alle nuove generazioni non disperdere il patrimonio dei padri”.
Erano in cinquecento, convenuti a Wollongong (un’ora di strada da Sydney) ad abbracciarsi nel nome della comune identità giuliana ed italiana, a commuoversi per le struggenti note del “Va pensiero”, cantato dal Coro del Club Marconi (tra i coristi anche il coordinatore del Ctim di Sydney, Maurizio Aloisi e la sua signora).
La manifestazione, organizzata dall’Associazione dei Giuliani nel Mondo, si è aperta con l’esecuzione degli inni nazionali e una significativa prolusione del Presidente, Dario Locchi (già presidente della Provincia di Trieste) che ha analizzato i diversi aspetti dell’esodo giuliano dalmata e dell’ultimo capitolo, poco conosciuto, dell’emigrazione triestina del 1954.
Interventi importanti, inoltre, del Console generale d’Italia Sergio Martes, del sindaco di Wollongong Gordon Bradbery, e del presidente dei circoli triestini in Australia, Adriana Douglas.
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