Stim. mo Presidente Fassino,
mi rivolgo a Lei, sia in qualita’ di Presidente dei Sindaci ma anche in virtu’ della Sua diretta conoscenza del mondo dell’emigrazione italiana avvenuta precedentemente nell’esercizio delle sue funzioni di sottosegretario del ministro degli Affari esteri e di ministro del commercio estero, per richiamare la Sua attenzione sul problema di cui all’appello seguente, che si intende, dopo aver sentito un Suo autorevole parere al riguardo, far pervenire ai sindaci italiani.
Appello
Di fronte all’ennesima sordita’ da parte del Governo e l’ingannevole ambiguita’ da parte dei partiti politici italiani presenti in emigrazione, che in fase elettorale promettono facendo poi mancare un coerente riscontro in sede parlamentare, ed a riconferma della impossibilita’ di incidere dei nostri parlamentari eletti all’estero all’ interno dei loro partiti di appartenenza e nell’ambito delle decisioni parlamentari a difesa dei nostri interessi, risultando, spesso, solo funzionali al sistema, la questione IMU e Tares costituisce motivo di vibrata protesta da parte degli italiani nel mondo.
Essa mina la serenita’ nel rapporto affettivo con la madre patria e con i territori di provenienza , essendo avvertita dalla nostra collettivita’ come una misura incomprensibilmente discriminatoria, riservandoci un inaccettabile atteggiamento di ostilita’ e di sfruttamento dalla maggior parte dei nostri Comuni , grazie alla facolta’ loro concessa prima dal Governo Monti e poi dall’attuale mostrando un senso di disprezzo e di ingratitudine.
Siamo in sostanza soggetti a discriminazione da parte di due soggetti diversi: una per volonta’ e determinazione da parte del Governo; l’altra per volonta’ da parte di quei sindaci che traducendola in pratica, adducendo argomentazioni pretestuose di carattere economico , legate alla necessita’ di far cassa, applicano un criterio di ripartizione degli oneri iniquo e di sfruttamento nei nostri confronti.
Pur non rinnegando , nostro malgrado, la necessita’ di cassa, che non deriva certamente dalla nostra negligenza e da specifiche nostre responsabilita’- della quale comunque saremmo e vogliamo essere partecipi in misura equa – essa puo’ essere soddisfatta mettendo in pratica un criterio di equita’ e non significativamente discriminatorio e punitivo nei confronti dei residenti all’estero, criterio che sfrutta e colpevolizza, penalizzandoli, proprio coloro che con i loro sacrifici, passati e presenti, hanno dato e danno dei contributi notevoli alla crescita dei nostri territori, che da parte nostra non sono stati mai abbandonati al loro destino.
Proprio coloro che invece fedelmente mantengono tutt’ora questo legame vengono ingiustamente chiamati, in misura addirittura maggiore, a sostenere oneri fiscali e tributari superiori ai loro connazionali residenti per il mantenimento della loro abitazione principale in Italia e contribuendo per altri servizi in misura spropositata se si considera il periodo minimo di cui si usufruisce nel corso dell’anno.
Questo tipo di politica, a lungo andare ed a ben vedere , oltre ad essere punitivo nei confronti di loro che assicurano un loro legame e dei loro figli con il territorio di provenienza arrecando benessere, non puo’ essere produttivo per i nostri territori, le cui conseguenze sul piano economico non potranno che essere negative.
Tutto questo non puo’ trovare ulteriore indifferenza da parte del nostro Governo, dei nostri sindaci e dei nostri connazionali.
Noi, nostro malgrado, non abbiamo nessun potere per contrastare questo atteggiamento, ingiusto, miope e discriminatorio.
Possiamo solo, ci sia consentito, civilmente manifestare tutta la nostra contrarieta’ per il perpetuarsi di questa situazione e rivolgere ai sindaci e ai cittadini dei nostri Comuni di provenienza l’invito pressante ed urgente, visti i tempi di applicazione delle nuove misure adottate dalla Legge di stabilita’ , a rivedere il loro atteggiamento nei nostri confronti, nel loro e nel nostro comune interesse, ma in primo luogo nell’interesse presente e futuro dei nostri territori, della nostra generazione e di quelle future, riconoscendo, condividendo ed accettando il principio di assimilazione dei nostri immobili in Italia coma prima casa e il principio di equa ripartizione degli oneri in base all’effettivo consumo, in attesa che al piu’ presto il Governo si ricreda e rimedi conseguentemente.
LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE ANCI
Gentile Signor Passaro,
ho ricevuto la sua nota con la quale si fa portavoce degli italiani residenti all’estero rappresentando un sentimento di forte disagio in merito alla questione del pagamento dell’Imu e della Tares.
Come sapra’, L’Anci ha espresso piu’ volte la necessita’ di rivedere il sistema della tassazione sugli immobili, in particolare sull’abitazione principale. A tal proposito, e’ recente il forte disappunto che l’Associazione ha manifestato per la decisione del Governo di applicare la cosidddetta mini-Imu, che va contro l’impegno di superare la tassazione sull’abitazione principale, complicando ulteriormente la vita del contribuente.
In tal senso, Le confermo l’impegno dell’Associazione a proseguire nella sua azione a sostegno dei Comuni e a farsi portavoce delle istanze e delle necessita’ delle comunita’ locali.
Nel ringraziarLa per le considerazioni che ha trasmesso, la saluto cordialmente
Piero Fassino
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