Al referendum in Grecia ha vinto il no. Di fatto la Grecia potrebbe uscire dalla zona Euro. Ora, io non sono un sostenitore del premier greco Alexis Tsipras e della sua politica. Anzi, io reputo la sua politica deleteria perché punta a nazionalizzare ogni cosa e (in verità) non punta neppure ad uscire dall’Euro ma semplicemente a stare nell’Euro rifiutando l’austerità, cosa che non è possibile. In poche parole, per Tsipras a pagare il debito greco dovrebbero essere gli altri Stati europei.
Tuttavia, questo no dei Greci è un no all’Europa dell’austerity, un no all’Europa centrata sulla Germania. Questa Europa è nata male. Di norma, una realtà politica nasce prima della sua moneta. Invece, nel caso europeo è stata fatta prima la moneta, senza fare l’unione fiscale e politica. Risulta altresì che oggi a guidare l’Unione Europea sia di fatto la Germania, poiché quest’ultima ha di fatto il controllo della Banca Centrale Europea, attraverso le banche tedesche. Oggi, si paga lo scotto di tutto questo.
Gli organi politici europei contano poco mentre vi è uno strapotere della tecnocrazia, che propone delle norme a dir poco assurde, come quelle che impongono ai fruttivendoli di vendere cetrioli e zucchine di certe dimensioni. A questo punto, siamo ad un bivio: o l’Unione Europea cambia e diventa una vera unione politica e fiscale o sarebbe meglio tornare ai vecchi Stati nazionali ed accettare il fatto che il progetto europeo sia fallito.
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