"Dimissioni irrevocabili da presidente in Direzione. I danni su di me per inoffensive ma gravi balle private non devono nuocere a Fare". Oscar Giannino lascia Fare per fermare il declino con questo tweet, ponendo così fine al tira e molla successivo al caso "master taroccato" (a cui nel frattempo si sono aggiunte anche due lauree messe in curriculum e mai conseguite). E nella rete l’argomento schizza subito fra i trend di giornata, fra ironie, critiche ma anche non pochi riconoscimenti al coraggio del gesto dell’economista prestato alla politica.
Giulio Tremonti, per esempio, scrive: "Leggo che anche le lauree di Oscar sarebbero inventate. Anche senza titoli meglio lui di Mario", con riferimento al premier Monti. L’editorialista del Corriere della Sera Pierluigi Battista è sarcastico: "Controllato mio profilo di wikipedia scritto da anonimi. Contati quattro errori, molte omissioni. Ma per fortuna neanche un master falso". Il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana, invece, si dà alle allegorie: "Sembra una storia di Tex: il giocatore d’azzardo Oscar scoperto e freddato dal bounty killer Zingales che poi torna alla sua lontana Chicago".
Il conduttore de L’ultima parola Gianluigi Paragone, dal canto suo, si rivolge direttamente all’ex leader di Fare con una bacchettata affettuosa: "Caro Giannino, ultimamente il tuo ego ti ha fatto perdere di vista i valori. Ora che sei tornato sulla terra, ti abbraccio in amicizia". Per molti commentatori il gesto di Giannino va letto comunque come un beau geste, un atto in controtendenza in un’Italia dove quella di dimettersi non è esattamente un’attività con molti seguaci. Luca Telese, per esempio, scrive: "Oscar Giannino si è dimesso chapeau. Trovatene un altro che lo faccia". Il giornalista Rai Angelo Mellone si spinge più in là: "Il gesto di Giannino è cosa da extraterrestre, appartiene al pianeta dell’etica pubblica. C’entra poco con questa campagna elettorale". Il suo collega del Fatto quotidiano Andrea Scanzi rilancia: "Massimo rispetto per la decisione di dimettersi di Giannino. Coerente e rigorosa. Ha sbagliato, ma sta pagando molto più di altri". La giornalista di Servizio pubblico Giulia Innocenzi sembra addirittura entusiasta: "Le dimissioni di Giannino in Italia sono RIVOLUZIONARIE. Per me Fermare il declino ci ha guadagnato in credibilità".
Lo scrittore Pietrangelo Buttafuoco, invece, traccia un elogio estetico di Giannino, definendolo "l’unica pagliuzza dada in una foresta di travi trash". Non mancano, tuttavia, accenti più critici: "Dal Trota mi aspetto di tutto, da Giannino no", scrive Giuseppe Cruciani, conduttore de La Zanzara, paragonando l’economista a Renzo Bossi, anche lui possessore di titoli scolastici la cui attendibilità è stata messa in dubbio.
Il parallelo non convince però la corsivista di Libero Selvaggia Lucarelli: "Affranta per la faccenda delle finte lauree e il finto master, ma di lì a far passare Giannino per il Trota ce ne passa, eh". L’altro collaboratore de La Zanzara, David Parenzo, salva invece il Giannino analista pur condannando il suo comportamento: "Giannino ha commesso gravi leggerezze ma la sua competenza sui temi che tratta è fuori discussione! C’è differenza con la bugia su Ruby".
Luca Sofri, infine, giudica la vicenda come uno spaccato dello Zeitgeist: "Poi dice che non si dimette nessuno: il papa, Giannino, Tondelli, un assessore piemontese, un primo ministro tunisino…".
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