Niente tute bianche e bombetta nera in testa, ma la violenza cieca dei loro raid contro cittadini inermi a Verona li avvicinava molto alla terribile banda dei ‘drughi’ del film ‘Arancia Meccanica’ di Kubrick. Pestaggi brutali e senza motivo, contro un giovane che andava in palestra o un anziano picchiato nell’auto ferma al semaforo. Alle scorribande della banda che aveva terrorizzato Verona ha messo fine la squadra mobile cittadina, eseguendo sei ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti giovani nomadi Sinti, tra cui un minorenne, ospiti dell’area attrezzata di Forte Azzano. Il Comune scaligero, con il sindaco Flavio Tosi, ha annunciato la mano dura: i sei verranno espulsi dalla citta’. ”Applicheremo – ha detto Tosi – quanto previsto dal regolamento per quell’area approvato dal Consiglio comunale nel 2010 e modificato nel marzo 2013, che prevede la revoca della autorizzazione alla sosta agli ospiti che abbiano subito un arresto o una condanna per reati contro il patrimonio, le persone o la Pubblica amministrazione”.
I sei Sinti (eccetto il minorenne gli altri hanno eta’ comprese tra 20 e 25 anni) sono accusati di lesioni plurime aggravate e tentato omicidio. Sei, per ora, anche le vittime accertate della banda, tutte finite all’ospedale, tra cui un quarantunenne che era stato picchiato selvaggiamente alla testa con una mazza da golf. Non e’ stato facile per la polizia risalire agli autori dei raid, compiuti tra febbraio e marzo 2013. Le aggressioni, tutte di sera, avevano preso di mira sia italiani che stranieri. Gli investigatori faticavano a trovare il bandolo della matassa. Scavando nella vita privata di ognuna delle vittime si finiva sempre su un binario morto. Cosi’ per l’atleta, uscito dalla palestra, e picchiato mentre si accingeva a lasciare in macchina il parcheggio, salvatosi solo perche’ era riuscito a saltare un cancello sottraendosi alla furia di quattro forsennati. Era andata peggio a tre giovani che prendevano un drink fuori da un bar: uno di loro era stato assalito mentre andava alla sua macchina; gli altri due amici che tentavano di soccorrerlo avevano ricevuto una scarica di bastonate, pugni, calci. I picchiatori che si erano serviti di una mazza da golf, spezzatasi in due per la violenza delle botte inferte. Finiti in ospedale, due delle vittime se l’erano cavata con prognosi di 40 giorni, mentre il terzo era stato operato alla testa per l’applicazione di placche necessarie a suturare le gravi lesioni alla scatola cranica.
Stessa sorte aveva subito un 61enne veronese: fermo in auto ad un semaforo, era stato affiancato da un altro veicolo dal dove erano usciti in 4; dapprima gli avevano danneggiato la vettura con calci e pugni, poi avevano sfondato il lunotto e colpito l’automobilista con una chiave inglese, prima di estrarlo dall’abitacolo per picchiarlo nuovamente. Alla scena aveva assistito un immigrato il quale aveva tentato di prestare aiuto al 60enne. Ma non poteva immaginare che poco dopo sarebbe giunta una seconda auto dalla quale erano scesi altri due picchiatori per dar manforte ai primi quattro. Aggressioni, apparentemente, non collegate tra loro che la ‘mobile’ ha scoperto pero’ essere opera di uno stesso gruppo, riconducibile ad un campo di Sinti. Sei degli otto aggressori sono stati identificati dalle vittime che li hanno riconosciuti nelle fotografie mostrate dalla polizia.
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