Scaduto il termine ultimo per la presentazione dei simboli delle varie forze politiche in vista delle Europee del 25 maggio, si contano in totale 64 “loghi” diversi. Ci sono quelli dei partiti tradizionali, che tutti più o meno conosciamo, ma non mancano novità e stranezze varie. A iniziare da quei partiti o movimenti che rappresentano più da vicino di italiani residenti all’estero.
Fra questi, ecco il logo presentato dal MAIE insieme a “Io Cambio”, formazione guidata dall’ex leghista Angelo Alessandri che ha fatto un accordo con Movimento Associativo Italiani all’Estero. Grazie al seggio in Parlamento del MAIE, anche “Io Cambio” potrà presentarsi in tutta l’Italia senza raccogliere firme.
Lo stesso vale per il simbolo “Forza Juve-Bunga Bunga”, che presenta l’USEI – Unione Sudamericana Emigrati Italiani – di Eugenio Sangregorio, imprenditore calabrese residente a Buenos Aires, Argentina. Nel logo c’è un omino che dà un calcio al simbolo dell’euro. E’ proprio il simbolo “Forza Juve-Bunga Bunga-USEI” che su internet sta raccogliendo più critiche da parte degli internauti. Se l’USEI di Sangregorio voleva fare parlare di sé, ci sta riuscendo, anche se i commenti sul suo simbolo sono davvero poco lusinghieri.
Arriva anche il simbolo del movimento dei Forconi alle prossime elezioni europee. Il contrassegno è il numero 52 pubblicato sulla bacheca del Viminale. Ma il leader Mariano Ferro subito lo disconosce: “è un fake”, sostiene di fatto e protesta andando al ministero dell’Interno.
Tanti sono i simboli “no euro”, un po’ come quello dell’USEI. A questo proposito si è fatto sentire Antonio Di Pietro, presidente dell’Italia dei Valori, commentando così: “è un’azione truffaldina perchè con artifici e raggiri, per quanto stabilisce l’articolo 640 del codice penale, si cerca di imbrogliare i cittadini facendo credere che se voti quel partito ti toglie l’euro. Se ci rifletti, al mattino se prendi un caffè e lo paghi 1500 lire oppure 80 centesimi non è che cambi qualcosa. La vera questione è quanto vale ciò che hai in tasca, non importa come si chiami perchè in Italia il problema non è il nome della moneta. Ciò che bisogna cambiare – conclude dell’Idv, che naturalmente correrà alle Europee – è il valore dei soldi dato dagli stipendi, da una ridotta tassazione sul lavoro e una meritocrazia che premi il valore".