Dalla serie C2 alla maglia azzurra in quattro anni. Emanuele Giaccherini vive un sogno, con la consapevolezza di chi sa di esserselo meritato. Perche’ per realizzare questi sogni serve tanto lavoro, bisogna impegnarsi, sacrificarsi e tapparsi le orecchie rispetto a chi ti critica sostenendo che sei fisicamente inadeguato per il calcio moderno.
Eccolo li’, il Giak, il ragazzo di Talla, paese del Casentino, che e’ arrivato in Polonia solo con le sue gambe. Ha scalato i gradini del calcio col Cesena: ci e’ arrivato da riserva in serie C, e’ diventato uno degli artefici della salvezza in A dell’anno scorso. E cosi’, grazie ai suoi dribbling, alla sua tecnica e ad una non comune duttilita’ tattica ha costruito il suo pezzetto di scudetto della Juve. E’ proprio al suo tecnico, Antonio Conte, la principale dedica per questo traguardo: ‘Ho sentito Conte – racconta dal ritiro di Cracovia – gli ho detto che gli sono vicino in questo momento e l’ho ringraziato per quello che mi ha dato sia dal punto di vista umano che tecnico, perche’ se sono qua gran parte del merito e’ suo’.
E di quella volonta’ incrollabile che lo ha portato ai vertici del calcio. ‘Ma non lo vedo come un riscatto – ha detto – io il corso della mia carriera lo rifarei perche’ mi ha fatto capire tante cose e se sono arrivato qua e’ perche’ ho passato dei momenti difficili, sono stato bocciato tante volte per il mio fisico, ma sono sempre ripartito e quindi sono contento di essere arrivato fin qua’.
Tirandosela poco e mettendosi a disposizione totale di Prandelli che sta pensando di utilizzarlo largo nel 3-5-2, modulo col quale il ct pensa di affrontare la Spagna. E che a Giaccherini piace: ‘Mi trovo benissimo in quel ruolo che ho gia’ fatto anche in passato. Ti devi sacrificare molto perche’ devi fare tutta la fascia, ma ho le caratteristiche sia fisiche sia tattiche per farlo al meglio. Noi siamo qui per vincere e Balotelli e’ il giocatore che ci puo’ dare qualcosa in piu”.
Se gli fanno delle domande in inglese diventa tutto rosso. A scuola non era il suo forte, ma urge un ripasso perche’ l’anno prossimo, con la Juventus, c’e’ da viaggiare molto con la Champions League. Agli europei, cosi’, vive la sua tempesta di emozioni, per il salto dai polverosi campi di provincia all’elite continentale. Senza dimenticare la visita ai campi di Asuchwitz e Birkenau che lo ha commosso fino alle lacrime. ‘Mi sono messo a piangere quando ho sentito i racconti dei sopravvissuti – ammette – non ti puoi rendere conto finche’ non ci vai di persona, e’ una cosa che mi rimarra’ sempre dentro’. Un viaggio che vale una vita, per tanti motivi. Il piccolo Giak e’ diventato un uomo. E domenica, davanti ai professori spagnoli, avra’ il suo primo vero esame di maturita’.
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