Roma – Elezioni Comites? I tempi sono stretti, ma le liste si possono organizzare. È la linea sposata da Mario Borghese, deputato del Maie – Movimento associativo italiani all’estero che, di ritorno dall’incontro a Berlino con il coordinamento europeo e alla vigilia del suo viaggio in Argentina in occasione della visita del presidente del Senato Piero Grasso, spiega a ItaliaChiamaItalia per quale motivo “certi colleghi dovrebbero fare autocritica”.
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Onorevole Borghese, sabato 11 ottobre il Maie Europa si è riunito a Berlino con i sostenitori del movimento per mettere a punto la strategia in vista del rinnovo dei Comites. Puntate a rafforzare la rappresentanza europea, dopo i mancati risultati delle ultime elezioni politiche nel Vecchio Continente?
“Il nostro movimento, come gli elettori sanno, è molto forte e radicato in Sud America ed è naturale che si desideri replicare questa esperienza in Europa. Questa crescita, in realtà, sta già avvenendo, poiché abbiamo iniziato ad allargare, con successo, il nostro progetto al Vecchio Continente, non solo dal punto di vista politico ma anche culturale e sociale”.
Come pensate di poter ottenere un risultato così ambizioso?
“Come abbiamo già fatto in America Latina, semplicemente relazionandoci con le persone. Nel corso della visita a Berlino abbiamo incontrato le nostre comunità, ci siamo confrontati con loro per far conoscere il nostro progetto e delineare la giusta strategia per le future elezioni dei Comites. Il nostro stesso coordinatore in loco, Andrea Fusaro, rappresenta un esempio di italianità ben inserita nel tessuto economico e imprenditoriale della zona. Basti pensare che, oltre ad essere già stato consigliere Comites, è presidente di Ciao Italia per la Germania, ossia l’associazione dei ristoratori italiani, ed è anche rappresentante del Coni, sempre naturalmente per la Germania”.
L’incontro di Berlino è stato aperto anche al pubblico esterno?
“Sì, abbiamo incontrato molti italiani. Sono intervenuti oltre 40 connazionali, sia rappresentanti di associazioni che persone indipendenti che volevano partecipare per interesse personale. Il nostro obiettivo è fare come in Sud America, creando una rete che faccia da base per il territorio”.
Pensate di avere la forza per presentavi da soli in Europa?
“In alcune città europee lo faremo. Come in Sudamerica ci presenteremo con una nostra lista, così ci muoveremo anche a Colonia, Stoccarda e San Gallo. In queste città, il Maie parteciperà alle elezioni Comites con una lista autonoma. In diversi altri luoghi, invece, abbiamo raggiunto accordi strategici con delle liste civiche, in maniera tale da poter inserire dei nostri rappresentanti all’interno di quelle liste. Questo tipo di accordo è stato deciso per le città di Berlino, Londra, Ginevra, Madrid e, al di fuori dell’Europa, Sidney, Brisbane e New York”.
Quindi il prossimo appuntamento di Colonia, atteso per il 25 ottobre, sarà anche occasione per presentare i nomi dei candidati?
“Sì, noi abbiamo già individuato e definito la lista dei nostri candidati, ma l’incontro di Colonia, così come gli altri, non sarà finalizzato solamente alle elezioni. Come sanno i nostri sostenitori, non siamo un movimento che si presenta solamente in occasione delle scadenze elettorali. Giriamo sempre, incontriamo di continuo connazionali per conoscere i loro problemi e confrontarci con le loro comunità. Chi vuole fare politica è il benvenuto, ma non ci relazioniamo a loro solo quando si tratta di scovare dei brillanti candidati o prendere altri voti”.
Quali sono i motivi che dovrebbero spingere un elettore a scegliere i vostri candidati?
“Perché sono tutti esponenti delle rispettive comunità. Pietro Capelli, già nostro candidato alle Europee, è un imprenditore che 40 anni fa ha lasciato la Sicilia senza avere nulla in tasca e ora è referente del made in Italy per la pasticceria a San Gallo, promuovendo così il commercio estero dall’Italia. Il Cavalier Andrea Fusaro, che si presenta a Berlino, è coordinatore di Ciao Italia che raccoglie tutti i ristoranti nei quali si utilizzano solamente prodotti provenienti dall’Italia. Infine, Anna Mastrogiacomo, che si presenta a Stoccarda, è referente nel sociale, con il suo patronato indipendente aiuta tantissime persone, sia tra quelle che vivono lì da tempo, sia tra chi emigra ora per lavoro”.
In Sud America, dove siete già radicati, esistono le cosiddette ‘vecchie generazioni’. In Europa, invece, si sta verificando il fenomeno inverso, grazie alle nuove ondate migratorie. Quali sono i diversi problemi che i connazionali si trovano ad affrontare nei due continenti?
“Chi vive in Sud America necessita di borse di studio per migliorare la propria formazione, oppure ha bisogno del riconoscimento del proprio diritto alla cittadinanza e, quindi, del passaporto. Chi vive in Europa, invece, affronta una realtà esattamente opposta. Chi emigra nei paesi europei è in cerca di lavoro, ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a orientarsi tra i vari servizi occupazionali offerti dal paese ospitante. In Sud America, invece, l’economia è in crescita”.
I vecchi sistemi di rappresentanza sono ancora in grado di attrarre queste nuove emigrazioni? Non credete che ai giovani non interessino le elezioni dei Comites?
“Ci sono tantissimi ragazzi non iscritti all’Aire e che non sanno nemmeno cosa sia. Ora è molto più facile prendere un aereo low cost e andarsene da un paese all’altro, cambiando velocemente residenza. Tra le nuove generazioni c’è un vuoto, non sanno cosa siano i consolati, gli istituti e i Comites, né sanno di quali servizi possono usufruire. Si tratta di una crisi istituzionale, però, che è presente a tutti i livelli”.
In questo senso, le elezioni dei Comites non potrebbero essere sfruttate per diffonderne anche la conoscenza, rivolgendosi ai nuovi emigrati invece che ai soliti elettori?
“Certo, dobbiamo vedere le elezioni dei Comites come un’opportunità, non come una lamentela. Sento che tutti se ne lamentano, ma c’era bisogno di rinnovarli. Ormai il metodo è quello e bisogna accettarlo. Sento tanti colleghi che si lamentano ma, se non riescono a raccogliere abbastanza firme per fare la lista nel tempo stabilito, allora dovrebbero fare autocritica verso il proprio lavoro, prima che verso l’organizzazione elettorale”.
Tempi così ridotti per la presentazione delle liste, però, penalizzano chi non è ancora molto radicato sul territorio, comprese quelle stesse liste civiche e apartitiche alle quali voi stessi vi unite come Maie.
“È vero che, da un lato, le nuove liste sono penalizzate ma, dall’altro lato, disponiamo di talmente tanti mezzi moderni per organizzare il nostro lavoro che mi sembra impossibile non tentare. I nostri nonni sono emigrati cento anni fa e non c’era nulla, se noi giovani, con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, dalle mailing list ai telefonini, non riusciamo a fare una lista è un nostro problema”.
Quale risultato elettorale vi attendete?
“In Sudamerica un ottimo risultato, stravinciamo. In Europa sono solo i primi passi, cominciamo da zero e quindi, anche se prendiamo un solo consigliere, è già un grande risultato”.
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