L’Osservatore Romano racconta la straordinaria missione di padre Danilo Fenaroli, sacerdote del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), che da oltre trent’anni opera a Mouda, nel nord del Camerun, una delle aree più povere e colpite dalla crisi idrica del continente.
Tra il 1997 e il 1998, padre Fenaroli ha fondato la Fondazione e il Centro Betlemme, impegnati nel progetto “Acqua potabile e migliori condizioni sanitarie nel Nord Camerun”, per garantire accesso all’acqua e migliori condizioni di vita a una popolazione di tre milioni di persone, di cui oltre il 74% vive in povertà assoluta e meno dell’1% dispone di acqua potabile.
Il Centro Betlemme oggi sostiene 3.500 bambini e 2.400 adulti, costruendo pozzi, acquedotti e reti idriche, con il sostegno della Fondazione Pime, dell’Associazione Silenziosi Operai della Croce e della Conferenza Episcopale Italiana.
“Se non c’è acqua, non c’è vita – racconta padre Fenaroli –. Molte famiglie percorrono chilometri ogni giorno per trovarla”.
Oltre all’acqua, il missionario promuove anche formazione agricola e artigianale, coinvolgendo ogni anno circa 150 giovani e donne in attività agricole e professionali che restituiscono dignità e speranza, in una regione segnata anche dalle violenze di Boko Haram.
Un impegno che unisce fede, solidarietà e sviluppo per costruire futuro dove l’acqua era solo un sogno.































