Alla prima vera prova del fuoco, la strana maggioranza Pd-Pdl (e Scelta Civica) va già in crisi. E anche qui c’entrano, a quanto pare, i franchi tiratori del Partito democratico, che dopo aver fatto fuoco amico su Franco Marini e Romano Prodi per il Quirinale, questa volta impallinano (vedremo domani con quali conseguenze) un pidiellino, l’ex ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma, che già pregustava la presidenza della Commissione Giustizia del Senato. La sua candidatura, come tutte quelle delle altre commissioni, era il frutto di una intesa che i gruppi avevano raggiunto a priori, proprio per evitare scontri. Nitto Palma invece, per due votazioni consecutive, si è fermato a 13 voti, contro i 14 necessari. Un risultato che ha fatto infuriare il Pdl. "Il no a Francesco Nitto Palma è un fatto politico. Ognuno ora dovrebbe assumersi le sue responsabilità" ha commentato il presidente dei senatori Pdl Renato Schifani. Nitto Palma paga forse l’aver insistito per la candidatura di Cosentino in Campania (poi sfumata), atteggiamento che non era certo piaciuto al centrosinistra. "Ho preso i voti che dovevo prendere, evidentemente non ho preso quelli di schieramenti diversi dal mio – spiega il diretto interessato – nelle liste in Campania non abbiamo candidato nessuno che fosse in attesa di giudizio. Non trovate scuse per un voto che non è stato in sintonia con le attese".
Il domani ora è un’incognita, con una nuova votazione (a maggioranza semplice, stavolta) fissata per le 15: "Se mi ricandido? Non so, non mi interessa, la mia candidatura domani sarà decisa dal mio partito". E c’è anche un piccolo giallo, con Felice Casson del Pd cui viene attribuita una frase ("Domani voteremo il nostro candidato") che poi lui stesso smentirà ("vogliamo un candidato condiviso").
Per il resto, tutto più o meno come da aspettative: il Pd si prende Affari Costituzionali (Anna Finocchiaro), Difesa (Nicola Latorre), Finanze (Mauro Marino), Cultura (Andrea Martucci), Industria (Massimo Mucchetti) e Sanità (Emilia De Biasi). Il Pdl piazza i big in Bilancio (Antonio Azzollini), Lavori pubblici e Tlc (Altero Matteoli), Agricoltura (Roberto Formigoni), Lavoro (Maurizio Sacconi) e Ambiente (Giuseppe Marinello). Scelta Civica si prende gli Esteri con Pier Ferdinando Casini. Alla Camera la commissione Affari costituzionali va a Francesco Paolo Sisto (Pdl), la Giustizia a Donatella Ferranti (Pd), la Esteri a Fabrizio Cicchitto (Pdl), la Difesa a Elio Vito (Pdl), la Bilancio a Francesco Boccia (Pd), la Finanze a Daniele Capezzone (Pdl), la Cultura a Giancarlo Galan (Pdl), la Ambiente a Ermete Realacci (Pd), la Trasporti a Michele Meta (Pd), la Attività produttive a Guglielmo Epifani (Pd), la Lavoro a Cesare Damiano (Pd), la Affari sociali a Pier Paolo Vargiu (Scelta civica), la Agricoltura a Luca Sani (Pd).
Neanche a Montecitorio però non sono mancate le polemiche, in particolare per la nomina di Ignazio La Russa alla presidenza della Giunta per le Autorizzazioni, che secondo il Movimento 5 Stelle è una finta concessione alle opposizioni. "Da noi questa si chiama porcata, danno la presidenza a Fratelli d’Italia per fare una finta opposizione" tuona la capogruppo Roberta Lombardi. M5S a questo punto promette già battaglia per Copasir e Vigilanza Rai, che di norma spettano alle opposizioni e per i quali i gruppi lanciano i nomi di Vito Crimi e Roberto Fico. Ma lo stesso Movimento ha dovuto incassare la forte critica di Sinistra Ecologia e Libertà. "Noi ci aspettavamo un rispetto da parte del Movimento Cinque Stelle di un accordo tra le opposizioni, loro lo hanno rifiutato perché hanno detto che si sarebbero presi tutto e così è stato. Si sono accaparrati tutte e 28 le poltrone di vicepresidenti e di segretari e in questo modo rappresentano plasticamente cosa intendono loro per svolgere la funzione istituzionale. Per quanto ci riguarda noi abbiamo votato scheda bianca perché non siamo affetti da poltronismo" sbotta Gennaro Migliore, capogruppo Sel alla Camera, subito dopo le votazioni per le Commissioni: segno che se nella maggioranza le acque sono già agitate, anche all’opposizione non vige calma piatta.
ECCO CHI E’ NITTO PALMA Sessantatre anni, romano di origini siciliane, Francesco Nitto Palma e’ stato ministro della Giustizia per circa 4 mesi nel 2011 durante il governo Berlusconi. La nomina a ministro da parte del Capo dello Stato arrivo’ il 27 luglio 2011 dopo le dimissioni di Angelino Alfano; Nitto Palma rimase in carica fino al 16 novembre 2011, quando si insedio’ il governo Monti. Nitto Palma e’ magistrato di Cassazione, con una lunga esperienza professionale da pm alla procura di Roma e alla Direzione nazionale antimafia. Dal 2001 in Parlamento con Forza Italia, era stato sottosegretario all’Interno del quarto governo Berlusconi dal 12 maggio 2008 al 27 luglio 2011 prima di prendere il posto di Angelino Alfano a via Arenula. Al ministero della Giustizia aveva gia’ lavorato dal ’94 al ’95 come vicecapo di gabinetto e direttore dell’Ufficio relazioni internazionali. Precedentemente era stato prima giudice istruttore a Vicenza, poi, dal ’79 al ’93, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. A piazzale Clodio si occupo’ di casi scottanti come il processo Moro, il maxiprocesso alle Brigate rosse, l’arresto del mafioso italoamericano Frank Coppola, ma anche Gladio, Ustica e l’inchiesta sulla tragedia di Vermicino. Negli anni ’90 arrivo’ l’incarico di sostituto procuratore nazionale Antimafia. Poi, nel 2001, l’approdo al Parlamento con Silvio Berlusconi, nelle file di Forza Italia. Legato da un rapporto di amicizia con Cesare Previti, Palma ha sposato Elvira Dinacci, figlia di Ugo, capo degli ispettori del ministero della giustizia ai tempi di Mani pulite. Il magistrato romano e’ stato anche testimone di nozze di Luca Palamara, presidente dell’Associazione nazionale magistrati.
In Parlamento (prima deputato, poi senatore) Palma e’ stato relatore alla Camera del disegno di legge sull’ordinamento giudiziario. Ma anche promotore, nel 2002, di un’immunita’ per i parlamentari che prevedeva la sospensione fino al termine del mandato di tutti i procedimenti giudiziari a loro carico. La norma, pero’, non e’ mai andata in porto, per le accese polemiche e le resistenze interne allo stesso centrodestra, da parte di An e Udc, che hanno indotto a ritirarla.
Nel 2008 il magistrato romano, che i suoi compagni di partito chiamano ‘toga azzurra’, fu rieletto al Senato come capolista in Calabria per il Pdl e poi fu nominato sottosegretario all’Interno, con deleghe tra l’altro ai Vigili del fuoco e alle materie di competenza del dipartimento per le liberta’ civili e l’immigrazione. Dal 2012 e’ Commissario regionale del Pdl in Campania dopo le dimissioni di Nicola Cosentino. Nelle ultime elezioni politiche del 24-25 febbraio scorso e’ stato rieletto senatore.
Discussione su questo articolo