Giuseppe Stabile, membro del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, in occasione dell’Assemblea plenaria del CGIE in programma a Roma dal 16 al 20 giugno, ha dichiarato: “La questione della cittadinanza ha sicuramente occupato un posto centrale nel dibattito recente.
La scelta del Governo di intervenire con urgenza è stata giustificata dalla presenza di un fenomeno sociale di vasta portata, che ha messo in allarme le istituzioni.
Va riconosciuto, però, che ogni misura è sempre migliorabile: il CGIE, se avesse mantenuto il proprio ruolo istituzionale di organo consultivo (più che di soggetto politico-rivendicativo), avrebbe potuto contribuire con suggerimenti e raccomandazioni costruttive, elaborate in modo collegiale e non con comunicati stampa critici, addirittura su provvedimenti già adottati, e pareri che suonano come “piagnistei”. Questo scivolamento verso dinamiche reattive e polemiche rischia infatti di snaturare la funzione del Consiglio”.
Per Stabile, vicesegretario CGIE per l’Europa, il Consiglio Generale potrebbe rafforzare il suo ruolo in Italia e all’estero: “In un tempo in cui le sfide che riguardano gli italiani all’estero richiedono risposte concrete e tempestive, non c’è più spazio per il ‘dolce filosofare’, per analisi astratte o riflessioni fini a sé stesse, scollegate dalla realtà dei bisogni.
L’autocompiacimento della parola rischia di allontanare il CGIE dalla sua missione istituzionale e rendere inefficace il suo ruolo consultivo.
Oggi più che mai serve attivismo, pragmatismo, capacità di sintesi e orientamento al risultato: pareri fondati su dati oggettivi, proposte precise e realizzabili, elaborate in tempi certi, affinché il Consiglio possa essere percepito come interlocutore serio e utile sia dal Governo, sia dalle comunità italiane nel mondo”.
“Sul fronte del voto degli italiani all’estero, è necessario avviare una riflessione approfondita non solo sull’esercizio del diritto, ma anche sul senso civico del dovere di voto.
Un tempo l’astensione elettorale poteva persino comportare limitazioni temporanee di alcuni diritti civici o impedimenti all’accesso a cariche pubbliche, proprio per sottolineare l’importanza della partecipazione.
Oggi, con tassi di partecipazione molto bassi nella circoscrizione estero, occorre valutare seriamente se e come l’astensionismo sistematico debba produrre effetti anche sul piano giuridico ed economico, senza però compromettere l’accessibilità al voto, che deve restare garantita”.
Tra le priorità del CGIE ci sono gli incentivi al rientro: “In termini di PIL resta fondamentale la questione degli incentivi (in senso lato) al rientro. Per rendere l’Italia davvero attrattiva agli occhi di chi vive o lavora all’estero, non bastano solo agevolazioni fiscali o incentivi economici (che comunque debbono essere maggiormente pubblicizzati): occorre agire anche sulla percezione complessiva del Paese come luogo dove sia possibile crescere professionalmente in tempi ragionevoli, senza restare prigionieri di barriere burocratiche o di sistemi rigidi”.
“La velocità di accesso e di scalata dell’ascensore sociale, insieme alla qualità degli ambienti di lavoro – dove il merito, l’innovazione e il benessere dei lavoratori siano realmente valorizzati – rappresentano fattori decisivi nella scelta di rientrare o di investire il proprio futuro in Italia.
Questo cambio di paradigma culturale e organizzativo – spiega Stabile – è fondamentale se si vuole recuperare la fiducia delle giovani generazioni italiane all’estero, spesso abituate a contesti più dinamici e aperti”.
“Il CGIE, forte del protocollo di collaborazione con il Commissario straordinario per la ricostruzione delle aree del Centro Italia colpite dal terremoto, potrebbe raccogliere feedback strutturati dalla rete degli italiani nel mondo e proporre, con metodo e tempestività, correttivi e potenziamenti agli strumenti esistenti, oltre a sollecitare le Regioni italiane a varare politiche autonome di incentivazione al rimpatrio in coerenza con gli indirizzi nazionali”.
“Per rafforzare il legame con l’Italia dei giovani nati all’estero occorre agire su più piani. In primo luogo, incrementare le occasioni di scambio, formazione e stage tra l’Italia e le comunità all’estero, con programmi mirati e sostenuti anche da accordi con le Università, le imprese e le istituzioni locali. Fondamentale è inoltre una comunicazione moderna, sfruttando canali digitali, social media, eventi culturali e sportivi”.
“Il CGIE può svolgere un ruolo di raccordo tra le diverse reti associative giovanili esistenti nel mondo, adeguate alla realtà attuale, promuovendo il protagonismo di questa nuova generazione italiana all’estero e favorendo iniziative di cittadinanza attiva che li rendano partecipi della vita culturale e civile del Paese d’origine”.