"Riteniamo che sia venuto il momento di dare risposte razionali e realistiche al drammatico ma confuso dibattito che è in corso nel Pdl. In seguito alla scissione di Fini, all’esplosione della crisi finanziaria internazionale e all’uso politico della giustizia concentrato contro Berlusconi, c’è stata la sconfitta secca del 2011 (la crisi del governo Berlusconi). Ad essa è seguita una vicenda assai tortuosa e contraddittoria dipanatasi nel 2012 fino al cosiddetto ‘pareggio’ del 2013. Dopo il voto del 2013 il Pdl è andato avanti a zig zag, quasi si trattasse di un sidecar e non di un grande partito. Il governo Letta-Alfano è nato per un’iniziativa politica di Silvio Berlusconi che ha capito che quello era l’unico sbocco politico possibile. Con tutti i suoi limiti e le sue profonde contraddizioni rimaniamo dell’avviso che con il governo Letta-Alfano si può salvare il salvabile cercando di rimettere in moto l’economia e realizzando incisive riforme istituzionali". Così Fabrizio Cicchitto in un lungo editoriale pubblicato da Libero.
Per Cicchitto "la deriva estremista di questi mesi ha fatto solo danni al centrodestra e allo stesso Berlusconi" fino a giungere "all’improvvida crisi di governo decretata qualche giorno fa. A questa deriva si sono contrapposti – sottolinea Cicchitto – non dei ‘traditori’ ma dei parlamentari, dirigenti di partito e in primis Angelino Alfano, che hanno ritenuto e ritengono che con l’estremismo non si cava un ragno dal buco". Se il Pdl vuole rinsaldarsi, argomenta ancora Cicchitto, "l’ipotesi unitaria" "non può che fondarsi esplicitamente sulla scelta interconnessa di due personalità quali quella di Silvio Berlusconi e quella di Angelino Alfano. Per un verso Berlusconi è la continuità, ha tuttora un reale carisma e il consistente sostegno di un pezzo del mondo del centro-destra e per altro verso egli è condizionato e limitato dalle conseguenze negative dell’inaccettabile attacco giudiziario. Siccome, però, non è che possiamo contrapporci ad esso con la lotta armata e nemmeno con un estremismo velleitario, allora bisogna fare di necessità virtù: Berlusconi deve esplicitamente affermare che Angelino Alfano è il suo successore per ciò che riguarda le future partite elettorali-istituzionali, tacitare le contestazioni interne che vanno evidentemente superate anche con onesti compromessi fra le varie sensibilità e personalità". "Qualora questa realtà che riteniamo preferenziale non sia possibile, meglio allora una separazione consensuale in due partiti".
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