Chi lo conosceva bene non si fidava, chi non lo conosceva proprio, lo disprezzava. Giulio Andreotti ha incarnato lo spirito della Democrazia Cristiana meglio di chiunque altro, abile tessitore di compromessi, mediatore, pronto a calmierare ogni tipo di stagione e primavera. Il sempiterno sette volte Presidente, ha avuto perfino “l’onore” di dirigere il governo più breve della Repubblica, 9 giorni dall’incarico alle dimissioni. Altri tempi? Forse. Eppure la balena bianca sembra rivivere nei corsi e ricorsi storici dei giorni odierni. Ultimamente, s’è deciso che più o meno tutti debbono pensarla allo stesso modo e rimanere sulla medesima barca. Eppure le acque sono torbide, come quelle degli insulti all’esequie. “Il potere logora chi non ce l’ha”, infatti, una vita all’opposizione deve avere incancrenito l’anima delle nostre sinistre. Già, perché nella Patria dell’amore si coltiva inevitabilmente anche l’odio più bieco, più rozzo, più gretto e meschino che ci possa essere, ove non c’è il dialogo politico ma il ripudio umano.
Il Movimento 5 stelle in Senato non ha voluto neanche rispettare il minuto di silenzio, come se perfino la vita delle persone passasse in secondo piano in difesa della protesta. Se questa è l’evoluzione preferisco ricordare. Sono convinto esista quel popolo moderato di cui tutti decantano le lodi, ed è semplicemente composto da gente onesta, che lavora, che senza alzare i toni porta avanti una battaglia quotidiana per tirare a campare. Perché è così che avrebbe risposto il buon Giulio, ai detrattori che oggi sputano sulla sua tomba: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”.
Twitter @andrewlorusso
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