Il debito pubblico dell’Italia continua a salire e, complice il contributo ai meccanismi di salvataggio europei, segna un nuovo record apprestandosi a sfondare la soglia psicologica dei 2.000 miliardi di euro. Tuttavia per il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, non c’e’ ‘nulla di sorprendente. Ma questo non vuol dire che non si debba rinnovare gli sforzi per la sua riduzione’, ha detto, sottolineando la dinamica ‘discendente’ del deficit e ribadendo che per ridurre il debito ‘la prima misura e’ quella di avere il bilancio in pareggio’. E’ la Banca d’Italia a certificare che lo stock di debito, il fardello piu’ pesante che grava sull’economia italiana e la rende particolarmente vulnerabile alle fluttuazioni degli spread, continua a inanellare record nonostante gli sforzi di contenimento della spesa e l’aumento della pressione fiscale. La soglia critica dei 2.000 miliardi potrebbe scattare gia’ il mese prossimo, prima che arrivi sui conti pubblici il sollievo degli incassi sugli acconti che si concentrano su novembre e, soprattutto, dicembre.
A settembre – fa sapere Bankitalia nel supplemento al bollettino statistico – il debito delle pubbliche amministrazioni ha raggiunto per la prima volta i 1.995,1 miliardi, 19,5 miliardi in piu’ rispetto ad agosto. A quantificare ‘per cittadini’ sono invece Adusbef e Federconsumatori: il debito pesa per 33.250 euro su ognuno dei 60 milioni di abitanti (neonati compresi) e il ritmo di crescita – affermano – e’ aumentato proprio con il governo Monti.
Il livello e’ un record che riflette una spesa complessiva (interessi sul debito inclusi) tuttora in aumento, se e’ vero che nei primi nove mesi dell’anno le entrate – fonte sempre Bankitalia – sono aumentate del 2,6% totalizzando 280 miliardi di euro, 22,6 miliardi nel solo mese di settembre. Sono proprio gli economisti di Bankitalia, del resto, a certificare che ‘nei primi nove mesi dell’anno l’incremento del debito (88,4 miliardi) riflette il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (in aumento di 0,9 miliardi fra rispetto a gennaio-settembre 2011, a 61,9 miliardi), l’aumento delle disponibilita’ liquide del Tesoro (21,7 miliardi) e l’emissione di titoli sotto la pari (5,2 miliardi)’. C’e’ pero’ anche il fattore ‘Europa’, e cioe’ il contributo italiano ai meccanismi anti-crisi: escludendo le erogazioni in favore della Grecia (5,0 miliardi nel 2011), la quota di competenza dell’Italia dei prestiti erogati dall’European Financial Stability Facility (EFSF), pari a 2,2 miliardi nel 2011 e 17,1 nel 2012, e le misure relative alla Tesoreria unica, il fabbisogno del 2012 sarebbe in linea con quello del 2011.
La spesa per interessi pagata dal Tesoro per vendere titoli di Stato, tuttavia, si sta attenuando e la domanda tiene. Sui Bot a un anno collocati oggi, 6,5 miliardi che vanno principalmente a rifinanziare i 5,5 miliardi di titoli in scadenza il 15 novembre, Via XX Settembre ha pagato l’1,762%, in calo da 1,941% del mese scorso e sui minimi da settembre: un buon viatico in vista dell’asta di domani, quando sono in arrivo cinque miliardi di Btp (fra cui il tre anni). Sui mercati, pero’, le tensioni restano. Stamani lo spread decennale Btp-bund ha sfondato quota 375 punti base, sui massimi da settembre.
La Spagna e’ arrivata a 464, su livelli d’allarme, complice anche il calo inatteso della fiducia degli investitori in Germania evidenziato dall’indice Zew. Per risollevare le sorti dei titoli periferici europei c’e’ voluta l’apertura del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, e l’indiscrezione le tre tranche degli aiuti alla Grecia potrebbero essere riuniti in un unico pacchetto da 44 miliardi.
Gli spread sono rientrati (362 per l’Italia e 451 per Madrid) e le Borse, partite in deciso calo, hanno recuperato con Madrid (+1,66%) e Milano (+1,40%) le migliori, Parigi ha segnato un rialzo dello 0,56% e Londra dello 0,33%, mentre Francoforte ha chiuso invariata.
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