Organizzata dal presidente, Sam Sposato, e dal coordinatore Giovanni Butera, si è tenuta domenica 9 febbraio al Calabria Club di Bulla, in Australia, la Sagra della Melanzana, un’occasione per celebrare la tradizione gastronomica italiana.
All’occasione, permessa grazie all’impegno di molti volontari, hanno preso parte anche l’amministratore delegato del CO.AS.IT., Marco Fedi, la Console Generale d’Italia a Melbourne, Chiara Mauri, il presidente del COMITES, Ubaldo Aglianò e il deputato Nicola Carè.
Prendendo la parola durante l’evento, l’amministratore delegato del CO.AS.IT., Marco Fedi ha riconosciuto come i “simboli della cucina mediterranea” siano un mezzo di trasmissione di “sapori” e “tradizioni” della nostra terra, come siano strumenti per celebrare la tipica “creatività” italiana, che con “pochi ingredienti semplici, ha saputo creare piatti straordinari” rinomati in tutto il mondo.
“Ma la sagra è stata molto più di una festa gastronomica – ha voluto aggiungere Fedi -: È stato il riflesso di una storia comunitaria fatta di sacrifici, di sogni e di successi. La nostra comunità italiana in Australia – ha continuato – ha saputo evolversi, crescere e affermarsi, contribuendo in modo significativo alla vita culturale, sociale ed economica. Abbiamo costruito scuole, associazioni, club e imprese che oggi sono pilastri della società multiculturale australiana. Eppure – ha voluto sottolineare l’amministratore delegato del CO.AS.IT. -, questa crescita e questa eredità vanno difese e rafforzate”.
Per farlo, ha spiegato Fedi, “mai come oggi sentiamo la necessità di una forte e maggiore coesione politica, affinché la nostra comunità possa continuare a prosperare e a far sentire la propria voce. Dobbiamo lavorare insieme per garantire il riconoscimento delle nostre istanze, per promuovere la lingua e la cultura italiana e per sostenere le nuove generazioni affinché abbiano opportunità e strumenti per portare avanti con orgoglio la nostra identità”.
Insomma, ha concluso Fedi con un po’ di ironia, “se la comunità italiana fosse unita così come lo è nell’uso nazionale della ‘melanzana’, non avremmo limiti”. E allora, “Viva la politica della melanzana!”.