E’ finita, Anonymous ha mollato Wikileaks. E il divorzio si e’ consumato con parole durissime su Twitter: ‘Andate a morire tra le fiamme’. L’accusa della rete di hacker all’ex alleato e’ di aver tradito la comune lotta per la liberta’ di informazione e la trasparenza dei governi ‘per diventare il ‘One Man Julian Assange Show”. Insomma, il giocattolo di Assange. Per questo, ‘non possiamo piu’ sostenerlo’.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, ha spiegato Anonymous in una lettera aperta (perche’ ‘Twitter non e’ il luogo adatto per spiegare perche’ siamo arrabbiati con Wikileaks’), e’ stata l’ultima trovata del sito di rivelazioni piu’ famoso del mondo, sempre alla ricerca di fondi, per autofinanziarsi. Due giorni fa gli utenti di Wikileaks hanno trovato sull’homepage del sito un banner con cui venivano invitati a fare donazioni, ritwittare o condividere. Un ‘meretricious banner’ – lo ha definito Anonymous – che non poteva essere chiuso, impedendo cosi’ l’accesso ai ‘leaks’ senza prima aver ‘pagato, scusate: donato’. E poco importa, ha aggiunto Anonymous, se il banner poteva essere aggirato disabilitando Javascript: ‘L’utente medio non lo sa, forse non sa nemmeno cosa sia Javascript. L’intento del banner e’ ovvio: aumentare le donazioni’, mentre la regola d’oro degli hacker e’ che l’informazione libera deve essere gratuita, ‘se lo sono dimenticato?’ Dopo poche ore, ha riferito lo stesso Anonymous, il banner e’ stato tolto dal sito e ora i file di Wikileaks sono liberamente accessibili come sempre. Sempre su Twitter, il sito di Assange si e’ difeso spiegando che "twittare, condividere o donare non sono un ‘paywall’ (una barriera a pagamento, ndr)".
Il sospetto degli hacker e’ che il denaro raccolto serva a ‘pagare gli avvocati di Assange’, da mesi rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per sfuggire all’estradizione in Svezia con il timore di essere poi consegnato agli Stati Uniti che lo accusano di aver attentato alla sicurezza nazionale con la divulgazione di 250mila cable diplomatici americani. Nella lettera aperta, Anonymous ha ribadito di continuare a ‘opporsi a qualsiasi piano di estradizione di Assange negli Usa: e’ un fornitore di notizie e un editore, non un criminale’. Ma l’idea di informazione libera che era all’origine di Wikileaks ‘e’ stata sempre piu’ oscurata: le uniche notizie che abbiamo oggi sono su Julian, come che l’altra sera ha cenato con Lady Gaga’.
Insomma, sembrano proprio finiti i tempi in cui Anonymous e Wikileaks affrontavano a braccetto i potenti del mondo. Come nella campagna ‘Operation PayBack’, nel 2010, all’indomani delle pubblicazioni dei cable americani: gli hacker attaccarono il sito di pagamenti online ‘PayPal’ dopo che con Visa e Mastercard aveva bloccato i finanziamenti all’organizzazione di Assange. O quella piu’ recente, di febbraio scorso, quando Anonymous consegno’ a Wikileaks le email dell’agenzia di 007 privati Stratfor.
Discussione su questo articolo