Cinquanta anni fa Andy Warhol aveva profetizzato la cultura dell’immagine. Le sue parole profetiche “in the future everyone will be world famous for 15 minutes” (nel futuro ognuno sarà famoso in tutto il mondo per 15 minuti) sono sempre più di scottante attualità. Il “quarto d’ora di celebrità”, un aforisma diventato planetario ed auspicato da lui è sempre più agognato a tutti i costi dal popolo dei social.
A suon di like si rincorre il mito della popolarità imperitura, in una società che sta sostituendo lo smartphone alla tv ed agli altri mezzi di informazione. Più follower, più fama, più notorietà. Warhol profetizzò tutto questo. Il culto dell’immagine nasce con lui.
La pop art, l’avanguardia di cui lui è stato protagonista, è un mix di icone e modelli che appartengono a cinema, fumetti, grafica pubblicitaria e design industriale. Il gesto del dipingere è stato sostituito con la stampa serigrafica. All’ispirazione pittorica viene preferita la grafica del design. L’arte si disgrega in ristampe funzionali della società consumistica. Il concetto è che l’opera artistica deve arrivare a tutti e tramite una comunicazione immediata. Anche le persone diventano icone e immagini da fruire. E’ il nostro ruolo attuale nei social network: siamo consumatori e prodotti nello stesso tempo. Tutti avranno il loro quarto d’ora di celebrità, fama e successo. Tutti saranno delle star per 15 minuti. Un tempo era la tv ad essere sovrana, oggi è lo smartphone. Andy Warhol (1930-1987) è stato uno dei personaggi più importanti dell’avanguardia internazionale.
Inizia negli anni ’50 come pittore espressionista astratto, poi passa a riprodurre nelle sue opere vignette, prime pagine di giornali, bottiglie di Coca Cola, lattine di minestra Campbell’s. Una serie di soggetti ingranditi o riuniti in serie. Negli anni ’60 si dedica al divismo nello spettacolo e nella cronaca (sono famose le sue serigrafie di Marilyn Monroe e di Mao Tse-tung) e sui temi fondamentali (incidenti stradali, sedie elettriche) filtrati con riproduzione fotografica e accostamento in serie delle immagini. La registrazione di immagini e situazioni, estranea da giudizi morali, sbocca nella produzione di film underground, come L’Amour (1973) interpretato da Karl Lagerfeld (che diventerà un famoso stilista), Max Delys, Jane Forth, Donna Jordan. Moltissime opere di Warhol venivano realizzate nella famosa Factory, a New York. Una sorta di comunità, una fucina di talenti superstar, dove ognuno dava il suo apporto creativo.
All’interno della Factory, c’era un gruppo ristretto di suoi pupilli, soprannominato The Genious: Joe Dallesandro, Jane Forth, Max Delys e Jackie Curtis.