Il ragazzo direttore. Il direttore ragazzo. Sul podio non indossa il frac, dirige in camicia. Rigorosamente di seta nera, larga, comoda, di taglio orientaleggiante. Nel frac si sente parecchio ridicolo, come in un abito non suo. Invita tutti a non dargli del maestro, preferisce che lo chiamino Andrea.
Andrea Battistoni, veronese, 24 anni, è il più giovane dei maestri direttori d’orchestra nella buca della Scala. Il più verde in assoluto nella storia del prestigioso teatro scaligero. L’evento che lo riguarda è in calendario venerdì. Titolare di una carriera fulminante, primo direttore ospite del Regio di Parma dal 2011, Andrea Battistoni dirigerà un’opera bellissima e ostica, la più difficile e complicata partorita dal genio di Mozart: “Le nozze di Figaro”. Un capolavoro, ma anche un rischio in riferimento alla storica edizione scaligera firmata da Giorgio Strehler. Le scene sono di Enzo Frigerio, i costumi di Vera Squarciapino. Preoccupato, teso? Proprio no: “Le nozze di Figaro” non intimoriscono il verde direttore d’orchestra. “Con quest’opera ho un rapporto privilegiato. L’ho amata e ascoltata fin da bambino”.
Figlio di un medico appassionato di lirica, immediato e fatale il contagio. Il papà lo portava all’Arena di Verona e gli raccontava le opere. La mamma pianista gli faceva ascoltare musica da camera. Ma le audizioni private lo annoiavano. La folgorazione è avvenuta per merito del nonno, fissato della musica sinfonica. “Era quello lo strumento per me, l’orchestra sinfonica”. Un fenomeno, il giovane Battistoni, che ama le sfide. E il difficile. Al teatro Farnese di Parma ha esordito nel Falstaff, l’opera più complicata di Giuseppe Verdi. Prima di lui e più giovane di lui, alla Scala ha diretto Roberto Ticciati, 22 anni. Ma solo per un concerto della Filarmonica, non per un’opera lirica. Mentre di anni ne contava 26, nel 1955, il famoso Thomas Schiffer il giorno del debutto nell’opera. Battistoni ne ha 24, di anni. I frequentatori abituali della Scala, appartenenti ovviamente alla categoria dei solidi intenditori, hanno ancora negli occhi e nel cuore una memorabile grande interpretazione de “Le nozze di Figaro”. Ovvero il capolavoro mozartiano diretto da Riccardo Muti, il Maestro. Il nuovo fenomeno della direzione non trema al cospetto dello straordinario passato scaligero. “Vorrei dimostrare di essere degno di tanta fiducia e tanto onore”. Battistoni si confessa posseduto da una forte, intensa emozione, nell’imminenza dell’evento. Il sentimento è riconducibile al fatto che la Scala fu il teatro di Toscanini. “Il mio mito, ancora oggi così moderno. Mi sono innamorato di lui ascoltandolo nei vecchi dischi di vinile”. Toscanini e Muti i Maestri, e lui? Ancora non si riconosce tale, ritenendo con convinzione che il titolo di maestro bisogna conquistarlo giorno dopo giorno. Lottatore enorme, ancorchè giovane, si dichiara toccato e dispiaciuto dalla situazione della musica in Italia. “Abbiamo toccato il fondo, bisogna ripartire”. Potrebbe scappare dal nostro Paese, non gli mancano le offerte, bombardato com’è da proposte interessanti, ricche. All’Italia però non volta le spalle, non le mostre le terga come in realtà l’amata meriterebbe. Il fenomeno è per la lotta, non per la fuga. I tempi di Toscanini sono lontani, ovvio. Oggi il mondo della musica è un altro; i tempi sono diversi, sono cambiati. “Il compito del direttore d’orchestra è far capire all’orchestra le sue idee, trasmettere la sua conoscenza dell’opera, il suo entusiasmo”. Lui è per il confronto con i musicisti, recepire le loro suggestioni, i loro contributi. Scampoli di filosofia chiara, molto personali, affinati e perfezionati alla Scuola di Fiesole, frequentata per tre anni, sotto il maestro Farulli. Al direttore d’orchestra più giovane nella storia dell’opera lirica alla Scala sarebbe piaciuto diventare uno scrittore. Un libro è riuscito comunque a pubblicarlo, per i tipi di Rizzoli. “Non è musica per vecchi” è un manifesto ironico e insieme profondo indirizzato ai giovani per sfatare i pregiudizi che riempiono il quotidiano della musica classica. Adora leggere, soprattutto letteratura americana. Kerouac, De Lillo, Ferlinghetti, Lester i preferiti. E continua ad amare la scrittura, non solo la direzione d’orchestra. Quando ha tempo, poi, suona in un gruppo rock. Privilegiando sempre la qualità. Una magnifica fissazione personale. Ascolta di tutto. Frank Zappa è in testa alle sue preferenze. A maggio dirigerà la Filarmonica della Scala in una serata Rachmaninov. Verrà eseguita una novità di Matteo Franceschini, un talento pure lui. “L’Italia ne è piena. Purtroppo la situazione della musica è semplicemente disastrosa. Uno scandalo la totale mancanza di educazione musicale nelle scuole”. Un grido di dolore che viene dal cuore e dall’anima. Ma anche un invito perentorio a rimboccarci tutti le maniche, a non mollare.
Il Maestro dirige questa personale melodia, splendido brano rappresentativo della speranza. “Dobbiamo ricostruire un’Italia migliore, possiamo farcela”. Ma con quali “maestri” e quali esempi, lontano dalla bacchetta di Andrea Battistoni, il talento, il nuovo fenomeno, il ragazzo sul podio? Trovarli sarebbe già una grande fortuna.
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