Manifestazione a Roma, al Pantheon, per dire no al taglio dei fondi destinati ai patronati previsto nella legge di stabilità. Morena Piccinini, presidente dell’Inca-CGIL, nel corso del presidio organizzato da Inca e Ital Uil, ha detto: “C’è la commissione Bilancio del Senato riunita qui a due passi e noi chiediamo che facciano l’ultimo sforzo, eliminando il taglio ai fondi per i patronati, che significherebbe tagliare i servizi ai cittadini". "I senatori – aggiunge Piccinini – ci stanno lavorando, la legge di stabilita’ e’ gia’ molto cambiata dall’inizio, speriamo che non applichino questo taglio di carne viva a un presidio di welfare gratuito sopravvissuto alla crisi".
Sono decine i membri dei patronati arrivati da tutta Italia per chiedere alla commissione Bilancio del Senato che sta esaminando il provvedimento di eliminare i tagli che "comporterebbero – dicono i responsabili dei patronati – chiusure di tanti sportelli e la fine dei servizi per tanti cittadini".
Ricordiamo che in origine il governo aveva previsto un taglio da 150 milioni di euro sul Fondo destinato ai patronati, che puo’ contare su circa 430 milioni di euro annui. Un emendamento approvato alla Camera ha dimezzato l’importo del taglio, che da 150 milioni e’ passato a 75 milioni, ma ha anche introdotto nuove disposizioni che cambiano il quadro della situazione nazionale.
Al momento sono 28 i patronati nazionali ammessi alla ripartizione del Fondo, ma i criteri piu’ stringenti previsti dalla norma rischiano di far restare senza alcun contributo almeno 18 di questi patronati. Per avere i contributi infatti bisogna operare in un numero minimo di province o di regioni, avere sedi anche all’estero e soprattutto aver gestito per almeno due anni consecutivi un numero di pratiche – sul totale di quelle evase dai patronati – pari al 2,5%. Una norma che taglierebbe fuori appunto quasi una ventina di patronati.
Gilberto De Santis, presidente del patronato Ital Uil: “Siamo quindi per chiedere a governo e Parlamento di ripensarci sui tagli ai fondi del patronato. E’ una misura che noi riteniamo non solo sbagliata ma anche ingiusta: metterebbe in difficoltà e in discussione l’assistenza e la tutela per milioni di cittadini in Italia e all’estero, in un momento molto difficile".
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