Non ci sarà periodo “feriale” per l’Esecutivo Renzi. La situazione nazionale non lo consente. Con l’autunno, ci aspettano altri problemi sul fronte dell’economia. L’insofferenza è palese. Altro che elezioni nel 2018; c’è chi le vorrebbe entro il prossimo anno. Anche se, a titolo personale, non siamo riusciti ad apprezzarne l’utilità. La crisi politica non concede tregua a quell’economica. L’attuale momento ha solo accelerato i tempi per una situazione della quale, solo ora, siamo in grado di valutare gli effetti. Chi azzarderebbe negarlo?
Non è ancora chiaro, nonostante i mesi trascorsi, quale tattica escogiterà Renzi per non naufragare. Il mistero resta fitto. Dopo gli abbagli per un’Italia meno povera, si è tornati a fare i conti con un’economia europea assai variegata. I servizi sociali, quelli di pubblica utilità, sono stati i primi a soffrirne. Tutto il resto, che non è poco, non è stato risparmiato. L’idea di uno Stato Liberista si è tramutata nell’immagine di Stato delle presunte Riforme.
La strategia dell’attuale Esecutivo fa pensare. Ogni parola è soppesata, ogni intervento diligentemente, esaminato. Intanto, i politici continuano ad essere comparse su una scena la cui potenzialità non può essere sottovalutata. Ciò che è stato impossibile ai partiti e alle loro alleanze di cordata, sembra raggiunto, almeno nella sua fase iniziale, da un uomo che, sino all’anno scorso, aveva ruoli diversi da quelli dello Stato. Ora ci sarebbero le premesse per un rinnovamento senza dover più ricorrere alle solite alchimie politiche. Intorno ai grandi problemi del Paese, si muove il sottobosco degli “inutili” che, però, non vorrebbero essere considerati tali.
Certe posizioni sono figlie dei “desiderata” senza le quali non ci sarebbe stata Maggioranza di governo. Certo è che le illusioni appartengono agli uomini del secolo scorso. Oggi sono i fatti, soprattutto economici, che contano. La situazione resta in evoluzione. I problemi del Paese ci sono ancora tutti e, forse, se ne sono aggiunti degli altri. Non è il caso d’ipotizzare miglioramenti che non hanno solida copertura economica. Col 2016, volenti o no, ci attendono le incognite di una politica che ci assicurano “nuova”, ma fatalmente assoggettata a quella che pensavamo d’esserci lasciata alle spalle.
Potrà sembrare strano, ma anche da noi si stanno schematizzando, pur senza una tattica concordata, due “fronti”. Uno di governo e l’altro d’opposizione. Il problema, tuttavia, non vorremmo che fosse gestito all’italiana. Come a scrivere che chi è da una “parte”non intenda, poi, passare all’”altra”. Nel Bel Paese è già successo. Purtroppo, più di una volta.
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