Il caso Pantani e’ ufficialmente riaperto. "Sulla morte di Marco c’e’ una nuova indagine a tutti gli effetti", ha confermato il procuratore della Repubblica di Rimini, Paolo Giovagnoli. L’inchiesta prende vita dall’esposto presentato dall’avv. Antonio De Rensis a nome della famiglia del Pirata lo scorso 24 luglio, in cui viene contestata "l’unilaterale attivita’ investigativa", che avrebbe tralasciato "logici approfondimenti e consueti rilevamenti".
La famiglia del campione, dal giorno della sua morte, il 14 febbraio 2004 al residence Le Rose di Rimini, non si e’ mai detta convinta dell’ipotesi del suicidio: "Marco stammi vicino, ci siamo", ha scritto su Facebook mamma Tonina.
L’indagine, coordinata direttamente da Giovagnoli, ipotizza l’omicidio volontario ed e’ stata affidata alla sezione di polizia giudiziaria della Ps. Il primo passo sara’ affidare una nuova consulenza medico legale, quindi saranno eseguiti nuovi interrogatori. Per quanto riguarda la posizione dei soggetti che all’epoca della prima indagine furono indagati e poi in seguito patteggiarono (uno fu assolto in Cassazione), la legge impedisce di inquisirli nuovamente per il medesimo fatto. Tuttavia, nulla vieta nuovi interrogatori come persone informate sui fatti.
La direzione su cui si muovera’ la Procura e’, infatti, innanzitutto di vagliare la fondatezza dei temi e i fatti trattati nell’esposto di una cinquantina di pagine e depositato da De Rensis. Nel testo, la famiglia lamenta che "le indagini e conseguentemente il processo stesso avrebbero potuto e dovuto considerare discordanze, contrasti, incongruenze che meritavano non un maggior approfondimento, ma almeno un approfondimento, che avrebbe potuto portare ragionevolmente a individuare diverse ipotesi di reato".
L’intenzione, scrive De Rensis, "non e’ perseguire una verita’ precostituita, ma rivisitare la vicenda", sulla base della perizia medico-legale condotta per la famiglia dal professor Francesco Maria Avato. A partire dai nodi piu’ controversi: le escoriazioni sul corpo di Pantani (procurate e non autoinflitte), la quantita’ di droga ingerita dal Pirata (troppo elevata per essere frutto di un atto volontario, secondo l’esposto), la presenza di altre persone nella stanza del residence e il presunto disordine dei mobili, troppo artificioso per essere la conseguenza di uno scatto d’ira. C’e’ un’annotazione diretta al Tribunale: l’accusa fu tenuta da un giovane vice procuratore onorario, rimarca De Rensis, mentre la presenza del Pm titolare "avrebbe potuto facilitare l’individuazione delle incongruenze emerse in sede processuale".
Discussione su questo articolo