Finalmente ce l’hanno fatta. Nasce oggi il governo della XVII legislatura, guidato da Enrico Letta. Angelino Alfano, segretario del PdL, è vicepremier e ministro degli Interni. Ecco quindi che già si parla di un esecutivo Letta-Alfano, a suggellare l’intesa di governo tra Pd e Pdl. A guardare i nomi dei ministri, si capisce subito che si tratta di un governo politico e molto “rosa”. Fra i 21 ministri, infatti, 7 sono donne. Tra di loro si segnala la presenza del primo ministro di colore della storia repubblicana: Cecile Kyenge, deputato del Partito democratico che approda al ministero senza portafoglio dell’Integrazione. Filippo Patroni Griffi, gia’ ministro del governo Monti, restera’ al fianco di Enrico Letta nella veste di sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio.
Ecco i nomi di tutti i ministri: Interni e Vicepremier, Angelino Alfano; Difesa, Mario Mauro; Esteri, Emma Bonino; Giustizia, Anna Maria Cancellieri; Economia, Fabrizio Saccomanni; Riforme istituzionali, Gaetano Quagliariello; Sviluppo, Flavio Zanonato; Affari europei, Enzo Moavero, Infrastrutture, Maurizio Lupi; Politiche Agricole, Nunzia Di Girolamo; Istruzione, Università e ricerca, Maria Chiara Carrozza; Salute, Beatrice Lorenzin; Lavoro e Politiche sociali, Enrico Giovannini; Ambiente, Andrea Orlando; Beni culturali e Turismo, Massimo Bray; Coesione territoriale, Carlo Trigilia; Affari regionali, sport e turismo, Graziano Delrio; Pari opportunita’, sport, politiche giovanili, Iosefa Idem; Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini; Integrazione, Cecile Kyenge; Pubblica Amministrazione, Giampiero D’Alia. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio è, come detto, Filippo Patroni Griffi.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ringraziato Letta e le forze che sosterranno la maggioranza di questo governo "frutto dello sforzo paziente e tenace del premier e dei leader delle forze politiche che, nonostante tutte le difficolta’ incontrate, hanno mostrato disponibilita’ con un supplemento di volonta’ e collaborazione". L’auspicio del capo dello Stato è che si possa lavorare in grande coesione e reciproco rispetto: “questo governo dovra’ lavorare insieme, senza conflittualita’ pregiudiziali e con reciproco rispetto per dare una risposta e le giuste soluzioni ai problemi del Paese, con spirito di assoluta e indispensabile coesione".
Un caloroso e inedito intreccio a quattro mani tra Giorgio Napolitano ed Enrico Letta ad uso e consumo dei media. Sara’ questa la fotografia che rimarra’ della partenza di questo governo a maggioranza Pd, Pdl e Scelta Civica. Dopo aver sciolto la riserva, Enrico Letta stava ancora spiegando ai giornalisti il suo esecutivo quando il presidente e’ entrato nel corridoi ‘alla Vetrata’ dove e’ radunata la stampa in occasione delle consultazioni. Con passo deciso il capo dello Stato si e’ diretto ai microfoni e ha spiegato ancora una volta come non ci fossero alternative a questo governo. Subito dopo ha preso entrambe le mani del giovane Letta e le ha tenute a lungo strette incrociandole mentre i fotografi scattavano a ripetizione.
Pierluigi Bersani, segretario dimissionario del Pd, afferma: "Letta merita il sostegno di tutto il Pd. Pur in condizioni non semplici e con l’esigenza di un compromesso, questo governo ha freschezza e solidita’. Sapra’ affrontare le difficolta’ e le sfide che il Paese ha di fronte".
Silvio Berlusconi spiega: "Abbiamo trattato per la formazione del governo senza porre alcun paletto, senza impuntarci su nulla, escludendo persone che fossero stati ministri in precedenti governi. Così abbiamo contribuito a fare il governo in poco tempo".
Nel PdL si canta vittoria. Mariastellla Gelmini, vicecapogruppo del PdL, dichiara: “L’esecutivo che Berlusconi aveva da subito proposto diviene oggi realta’ grazie al decisivo contributo del presidente Napolitano. A Enrico Letta, alla nuova compagine ministeriale, in particolare alle mie giovani colleghe di partito, un forte incoraggiamento".
Non contentissimo il segretario della Lega Roberto Maroni, che su Twitter cinguetta: “Governo cosi’ cosi’. Bene il ricambio generazionale e Alfano all’Interno, ma alcuni ministri c’entrano davvero poco con l’incarico ricevuto”.
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