L’oro d’Italia. Prodotti tipici, pasta, verdure, pane, pesce e molluschi, formaggi, bevande. Il piacere del gusto, un’industria che va. L’Italia che produce ricchezza, forse l’unica Italia con i conti a posto. Cinquemila prodotti tipici che danno sapore al Paese in crisi. Il toccasana, non ancora la panacea in grado di guarire molti dei nostri mali. Coldiretti li ha censiti, i prodotti tipici italiani, quell’oro d’Italia che solletica il piacere del gusto nel mondo. Valgono 24 miliardi e sono con precisione 4.698. Qualificati, etichettati, censiti. Prodotti alimentari tipici presenti in Italia, necessitano di regole tradizionali da almeno venticinque anni, per poter essere definiti tali. Se sapremo proteggerli, nel medio e lungo termine, forse riusciremo a salvare il nostro futuro.
L’inventario è stato completato da Coldiretti. I prodotti italiani tipici rappresentano un autentico patrimonio nazionale, dovendo comunque praticare una distinzione tra tipico e tradizionale. Guai a fare confusione. Tipico è quando un prodotto è legato al suo territorio d’origine e qui replicato in maniera importante e diffuso. Tradizionale è il prodotto senza soluzione di continuità di quella certa zona da un certo numero di anni, venticinque secondo la legge italiana. Dire “tipico tradizionale” restringe il campo, non il risultato, che evidenzia una ricchezza che va tutelata e promossa, esaltando le differenze e fornendo aiuti concreti ai produttori.
Italiani all’estero, miei amici, siete pregati di dare un’occhiata ai numeri: non ve ne pentirete. Verrete presi da moti d’orgoglio e orgogliosi sarete della terra dei vostri padri e dei vostri nonni. Di quest’Italia noi vorremmo scrivere ogni giorno e sentirne parlare bene in tutti gli angoli del pianeta. In Italia, in quanto a prodotti nazionali alimentari tipici, siamo i primi della classe, la maglia gialla o la maglia rosa, deteniamo a pieno titolo la leadership. Produciamo 1.438 tipi di pane, 472 tipi di formaggio, 764 di salumi, prosciutti, carne fresche e insaccati. I turisti li prendiamo per la gola e loro si lasciano prendere tranquillamente. Coldiretti riferisce di una spesa di 24 miliardi di euro per la consumazione di pasti fuori casa e l’acquisto di prodotti tipici. Il dato, assolutamente straordinario, comprende i turisti stranieri e anche quelli italiani. Il picco delle vendite e quindi degli introiti si registra in estate, la stagione regina del turismo. In prodotti tipici tradizionali italiani si spende il 33% del budget che i turisti destinano per le loro vacanze.
Sventolano le bandiere del gusto, finalmente in Italia c’è qualcosa che non sa di chiusura e cancellazione. Grazie anche, vivaddio, ad un’agricoltura che sta cambiando. La riscoperta del “cappello del prete” o della pera volpina è un meraviglioso ritorno al passato. Il paradosso italiano è anche questo: il ritorno al cibo prodotto secondo le regole tradizionali è un gran balzo nel futuro. Le pere Abate Fetel, Guoyt e Conference, importate dalla Francia secoli fa, in Italia crescono meglio. Viene ora privilegiata la vendita diretta, con largo impiego della filiera corta, piuttosto che portare i prodotti italiani tipici tradizionali sui banchi dei mercati. Il segreto, assicurano i produttori, è la filiera cortissima, senza intermediari. “Il consumatore oggi vuole sapere cosa mangia”.
La regola dei 25 anni non esclude che possa esserci l’immissione di alcune novità nell’elenco dei prodotti italiani tipici tradizionali. Il cocomero amiaco è arrivato dal Giappone mezzo secolo fa, le pere Willimas dall’Inghilterra: sono prodotti nostri tipici tradizionali perché presenti sul territorio italiani da oltre 25 anni. L’aspetto più importante è comunque la tutela. In Italia abbiamo 1304 tipi di verdure fresche e lavorate; 159 bevande analcoliche, liquori e distillati; 155 prodotti di origine animale, non solo il miele; 147 preparazioni di pesci, molluschi e crostacei. I nostri magnifici chef sono in grado di preparare 174 piatti e prodotti della gastronomia. I fiori all’occhiello della produzione sono rappresentati dalla Bomba di Canossa, in Emilia Romagna, dal piemontese Fidighin, dal pecorino del Fiorino, nella maremmana Roccalbegna, e via andare con ammiccanti e favolose proposte, veri e propri piaceri per i ghiottoni di tutto il mondo. La salsiccia di Castelpoto in Campania, il fagiolo tianese della Sardegna, e le new entry: la grappa Riserva Personale, il luccio in bianco alla rivaltese, l’ultima trovata lombarda, il cece nero della Puglia. Ne abbiamo per tutti i gusti e palati, e da tutti il prodotto tipico tradizionale italiano è richiesto, acquistato, apprezzato.
La regione d’Italia prima per specialità è la Toscana con 463 prodotti tipici tradizionali. Poderosa l’impennata della Campania, +17 rispetto all’anno precedente, e 387 prodotti. Vanno alla grande anche il Lazio (384), il Veneto 8371) e l’Emilia Romagna, con 307. Ma il prodotto tira in generale e vale 24 miliardi. L’oro d’Italia per l’Italia.
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