Da diversi giorni, Striscia la Notizia, il tg satirico di Canale5, sta portando avanti un’inchiesta sul voto degli italiani all’estero: dalle modalità di voto, complicatissime e incomprensibili ai più, fino allo scrutinio di Castelnuovo di Porto. Per la prima volta, un programma televisivo di diffusione nazionale si occupa con attenzione e spirito critico del voto degli italiani nel mondo. Eppure, dopo diverse denunce da parte di Striscia, non sembra che altri organi di informazione stiano dando importanza alla questione. Ed è, secondo noi, un grande errore. Il meccanismo con cui votano i connazionali residenti oltre confine fa acqua da tutte le parti. Noi di ItaliaChiamaItalia, che ci occupiamo di italiani all’estero da sempre, lo sappiamo bene. Personalmente, ho vissuto tre campagne elettorali oltre confine – 2006, 2008, 2013 – e potrei raccontarne di tutti i colori. Dalla compravendita di schede elettorali, ai plichi mai ricevuti da persone che pure ne avevano diritto, a quelli inviati a connazionali deceduti, fino alla stampa di schede “tarocche”, per arrivare poi ai cosiddetti “voti di ritorno” intercettati in qualche modo e votati a propria convenienza. Ogni volta ci sono state diverse denunce, anche da parte di politici e istituzioni; dopo il caso Di Girolamo, Berlusconi – Fini – Schifani, fra gli altri, avevano sostenuto insieme che il voto degli italiani nel mondo andava cambiato urgentemente. Non è successo niente.
Lo abbiamo scritto a chiare lettere: la legge che regola il voto all’estero è una legge truffa, illegale, incostituzionale. Un obbrobrio da cui prendiamo seccamente le distanze. Ci siamo augurati, con i nostri articoli, che prima delle recenti Politiche il voto estero potesse essere riformato: nulla è successo. E oggi ne paghiamo le conseguenze.
Intanto, passata l’adrenalina dovuta alla campagna elettorale, i vari candidati fanno i conti e guardano a ciò che è successo. E ciò che è successo è un vero disastro. Giovanni Rapanà, candidato alla Camera con il Pd nella ripartizione estera Nord e Centro America, spiega: “Allo scrutinio di Castelnuovo di Porto nessuno era a conoscenza del fatto che all’estero si votasse con la preferenza. Alcuni scrutatori addirittura scartavano le schede che riportavano la doppia preferenza. La compilazione dei verbali è stata dettata più dalla fretta che dalla ragionevolezza dei risultati. A mezzanotte tutti volevano andare a dormire. Vorrà dire che alle prossime elezioni ci si dovrà affidare a un ‘santo’ sul territorio e a un buon ‘santo’ a Castelnuovo di Porto. Essere frodato da un ignorante che non riesce a compilare un verbale è assurdo. La Corte d’appello del ministero degli Interni – conclude l’imprenditore pugliese – prende in esame i verbali che riceve, e secondo me i verbali non sono corretti”. A Castelnuovo di Porto c’eravamo anche noi. Abbiamo potuto girare fra i seggi, centinaia e centinaia di seggi sistemati all’interno di immensi capannoni: una bolgia infernale. Nessun vero controllo, nessuna trasparenza. Con gli addetti ai lavori – dagli scrutatori ai presidenti di seggio – di una incompetenza da fare venire i brividi.
Massimo Romagnoli, candidato con il PdL nella ripartizione estera Europa, correva per Montecitorio. A ItaliaChiamaItalia racconta: “Lo scrutinio è stato un disastro. Ai limiti dell’illegalità. Si aprivano le buste senza controllare se all’interno ci fosse uno o più tagliandi elettorali. E se il tagliando era all’interno della busta con le schede, il voto veniva ritenuto valido: ma il regolamento è chiaro, e dice che questo non si può fare. Ho visto anche annullare tante schede che erano in realtà valide, e ho visto in diversi seggi iniziare lo scrutinio prima dell’orario stabilito. Non c’è trasparenza nel voto all’estero – sottolinea Romagnoli -, né sicurezza. Inoltre vorrei sapere quanti plichi ha ricevuto ogni consolato e quanti ne ha spediti a Roma”. Per il pidiellino, “o si modifica in modo sostanziale il meccanismo di voto, oppure è meglio farla finita con questo voto all’estero. Purtroppo è così. La soluzione? Dal voto elettronico al voto nei seggi, ma il voto per corrispondenza così com’è non funziona affatto, ormai è chiaro a tutti. In Parlamento, fra le varie proposte, c’era quella di creare un registro degli elettori, oppure quella di fare inserire dall’elettore la fotocopia di un proprio documento d’identità: proposte rimaste a prendere polvere in Parlamento”.
Proprio così: nonostante le buone intenzioni di alcuni, la legge sul voto all’estero non è stata cambiata. Forse perché in realtà, un po’ com’è accaduto con la legge elettorale italiana, ad alcuni va bene così com’è?
Gian Luigi Ferretti, coordinatore del MAIE in Europa, alle recenti Politiche si è candidato alla Camera nel Vecchio Continente, proprio con il Movimento Associativo Italiani all’estero. Secondo Ferretti, è altamente “auspicabile” una riforma del voto estero. A ItaliaChiamaItalia spiega: “Chi opera sul territorio sa come avvengono molte irregolarità, ma non le può provare. Bisogna trovare le giuste formule per regolamentare il voto estero altrimenti rischiamo che venga cancellato”. Infatti. Si dice che qualcuno ci stia già pensando, con ancora maggiore determinazione rispetto al passato. E’ che quando è troppo è troppo: o si cambia sul serio, o qui va tutto in malora.
Twitter @rickyfilosa
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