Roma – La circoscrizione estero sta per sparire. Ne è sicuro il senatore Pd, presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero, Claudio Micheloni, che a Italiachiamaitalia.it spiega: “percepisco intorno a me una forte ostilità nei confronti della nostra circoscrizione e sono convinto che la stragrande maggioranza dei colleghi cercherà di abolirla”.
Sen. Micheloni, il neoministro Mogherini ha rinviato di almeno due settimane la discussione della Mozione sulla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare, inizialmente prevista per giovedì sei marzo in Senato. Interpreta questo slittamento come un segnale di disinteresse?
“Quando è stato richiesto il rinvio non ero d’accordo, mi sembrava un pretesto per evitare di affrontare la questione. Proprio per avere un quadro completo della situazione ho chiesto quali fossero le motivazioni di questa scelta e il ministro ha spiegato che intende studiare di persona il piano di riorganizzazione e, di conseguenza, preferisce avere più tempo a sua disposizione per affrontare la materia con il giusto approccio”.
Si profila una nuova linea del Mae, più aperta alle esigenze della rete consolare?
“Senza dubbio è positivo sapere che la Ministra Mogherini voglia prendere personalmente conoscenza del dossier e non seguire unicamente le proposte dell’amministrazione del Mae. È di buon auspicio anche il fatto che la ministra abbia garantito al mio capogruppo Zanda che, prima della discussione della mozione, non ci saranno nuove decisioni né decreti attuativi. Nel chiedere il rinvio della discussione della Mozione, infatti, Mogherini ha fatto sapere che nessuna nuova decisione sarà presa dalla Farnesina sulla rete consolare prima del dovuto confronto con le parti coinvolte. Alla luce di tutte queste considerazioni ho accettato il rinvio. Posso capire, inoltre, che la situazione trovata a livello internazionale, con i difficili equilibri ucraini, abbia lasciato al ministro poco tempo per guardare ai problemi interni”.
Crede che, con la conferma di Mario Giro e l’arrivo di Benedetto Della Vedova come sottosegretari, lo staff che completa l’azione del ministro vada nella direzione di salvaguardia della rete consolare? Giro si è pronunciato più volte in favore del collegio estero.
“Sulle altre nomine non mi pronuncio, non mi compete. Di certo sono pronto a collaborare con tutti i rappresentanti del governo, affinché si possa lavorare seriamente, per il bene dei nostri connazionali. Ciò che mi aspetto, in questo momento, è che vengano attribuite in fretta le deleghe così che possiamo capire a chi rivolgerci, chi abbia le competenze per affrontare i problemi più urgenti”.
Quali sono, in concreto, “i problemi più urgenti”?
“In primo luogo bisogna dare una risposta al disastro della ristrutturazione della rete consolare e una soluzione immediata al rinnovo di Comites e Cgie. Il decreto che ne ha rinviato le elezioni prevede che queste avvengano entro il 2014 ma siamo già a metà marzo e non si è mosso nulla”.
Ritiene che l’idea di Senato proposta dal suo segretario Renzi sia attuabile?
“La mio opinione è chiara, ho depositato due disegni di legge per la riforma del Parlamento e sono totalmente contrario al sistema monocamerale. Il sistema bicamerale è utilizzato nei paesi che funzionano bene come, solo per fare alcuni esempi, l’America e l’Australia. Dico ‘no’ a un Senato fatto solamente dai rappresentanti regionali, lo stesso modello è stato già cambiato in America nel lontano 1913 proprio perché una Camera fatta dai rappresentanti locali non funzionava. Ora, dopo centouno anni, dovremmo tornare a quel prototipo. Per quale motivo?”.
Un’altra battaglia molto dibattuta in questi giorni è quella legata alle quote rosa. Lei avrebbe votato a favore?
“Per me, che vivo in una cultura politica nordeuropea, il discorso sulle quote rosa è ormai superato, ma in una realtà come quella italiana, così rigida, credo che le quote potrebbero servire, soprattutto se applicate per un periodo lungo, almeno un decennio. Sarebbero utili per scalfire alcune incrostature tipiche della mentalità italiana”.
Un’altra battaglia persa, per il Pd, è stata quella sulle preferenze. Nell’accordo con Berlusconi avete dovuto cedere proprio su questo punto.
“Sono favorevole al sistema con preferenze, nel collegio estero veniamo eletti in questo modo e ritengo che sia il più giusto, quello che garantisce la vicinanza dell’eletto all’elettorato”.
Il collegio estero, però, è in bilico.
“Spero che, come mi auguro per il bene dell’Italia, si possa riformare il Parlamento. Allo stesso tempo, percepisco intorno a me una forte ostilità nei confronti della nostra circoscrizione e sono convinto che la stragrande maggioranza dei colleghi cercherà di abolirlo”.
Pensa che cercheranno di abolirlo o che riusciranno ad abolirlo?
“Penso che ci riusciranno. Se si modifica la Costituzione sì, certamente riusciranno in questo intento”.
Non ha intenzione di fare nulla per scongiurare questa ipotesi?
“Farò la mia parte, come l’ho fatta fino ad oggi, nelle sedi opportune, e con la convinzione che il collegio estero sia molto più importante per chi vive in Italia, piuttosto che per chi risiede all’estero. La politica italiana non ha capito la rilevanza delle nostre comunità nel mondo, sia dal punto di vista culturale che economico, e questo dipende anche dal fatto che buona parte degli eletti all’estero, in questi anni, hanno rappresentato le istituzioni nazionali più che gli interessi dei connazionali nel mondo non riuscendo a trasmettere, così, l’importanza del collegio ai parlamentari eletti dentro i confini nazionali”.
Quindi il governo Renzi, che tutti descrivono come sensibile agli italiani nel mondo, all’export e al made in Italy, sarà in realtà quello che cancellerà la circoscrizione estero?
“Tutta la collettività politica e parlamentare dichiara, da sempre, interesse verso il collegio estero, poi bisogna vedere i fatti. Ma non sarà il governo a cancellare il collegio, saranno le istituzioni stesse e il Parlamento”.
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