L’Italian American Museum si trova in un edificio storico al 155 di Mulberry Street, a New York City, a Manhattan e non solo perché è il cuore di Little Italy. Lì, all’angolo tra la Mulberry e Grand Street, una volta c’era la Banca Stabile, fondata nel 1855 da Francesco Rosario Stabile. A cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 infatti quella banca divenne un punto di riferimento imprescindibile per coloro i quali sbarcavano a New York alla ricerca della fortuna, dopo aver lasciato l’Italia. La Banca Stabile infatti offriva molto di più che un semplice, quanto fondamentale, appoggio finanziario, era anche un collegamento tra gli immigranti negli Stati Uniti e le loro famiglie in Italia. Infatti la Banca Stabile, oltre ai generici servizi bancari, offriva il telegrafo, la possibilità di viaggiare, da un continente all’altro con le navi a vapore, poi import-export, servizi di notariato pubblico e anche l’ufficio postale. Ecco perchè la Banca Stabile divenne ben presto un simbolo per gli immigranti italiani. Quegli anni, lontani, ma che hanno segnato un’epoca, quegli uffici, tutto ciò che faceva parte della Banca Stabile fortunatamente non è andato perso, ma ora fa parte dell’Italian American Museum che, con l’obiettivo di creare e mantenere un museo dedicato agli italo-americani, ha aperto le proprie porte il 12 giugno 2001, nello stesso edificio che era, una volta, della Banca Stabile. Il presidente e il direttore del museo, Joseph Scelsa, un professore al Queens College, è soprattutto il fondatore e l’ideatore di questo contenitore di memorie di un passato che non deve essere dimenticato, ma tenuto religiosamente vivo. Il prof. Scelsa ci ha messo anche dei soldi di tasca propria, almeno 800.000 dollari al momento di acquistare l’edificio che ora ospita il museo.
Ma quello è forse il meno, perchè tempo e la passione dedicata a non perdere le proprie radici, e quelle di tanti altri italo-americani, non si contano: Mr. Scelsa si può dire finora si è diviso in due tra la sua attività di docente e la sua grande dedizione alle origini e alla storia dell’immigrazione italiana a New York e negli Stati Uniti più in generale che l’ha portato anche a donare oggetti di famiglia per arricchire le teche del museo di Mulberry Street. E l’Italian American Museum è diventata una attrazione turistica, un luogo da non perdere e ogni anno sono oltre 80.000 i visitatori che si susseguono per quei locali. Un piccolo, grande numero, che riempie di soddisfazione, ma che purtroppo non può nascondere i problemi, che sono anche di spazio. I cento metri quadrati, o poco più, del museo, non ce la fanno ormai a ricevere le oltre 80 scolaresche che si alternano ogni anno, accanto agli altri visitatori, come stretti stanno anche i 3000 e più oggetti che compongono il museo, metà dei quali sono esposti, oppure le letture di storie e avvenimenti legati all’immigrazione italiana, dal momento che la saletta destinata allo scopo può contenere solo 40 posti a sedere.
Spazio e denaro, perchè attualmente c’è da pagare anche un mutuo di 6,5 milioni di dollari per quei tre piani storici di Mulberry Street. Ecco allora che Mr. Scelsa sta cercando, assieme a coloro i quali fanno parte del consiglio di amministrazione del museo, di trovare un costruttore edile capace di investire in quella zona e di raddoppiare, nel vero senso della parola, l’edificio, passare cioè dai tre piani attuali a sei, un ampliamento che porterebbe l’Italian American Museum a triplicare la propria superficie d’azione. "Il museo è un ricordo della Little Italy che non esiste più e non esisterà più – dice Mr. Scelsa – questo è un posto dove si può avvertire com’era in realtà la vita di un italo-americano allora". Una storia da preservare, ma anche da ampliare, ecco perchè si stanno cercando nuove strade e quella dell’ingrandimento della sede di attuale è la più interessante, "Il mercato ha preso nuovamente un’altra strada – ha aggiunto il fondatore del museo – ecco perchè siamo convinti che una partenrhip con un costruttore ci permetterebbe di raggiungere i nostri obiettivi". Quei locali di Mulberry Street raccontano una parte importante della vita degli italo-americani: ci sono 32 autentici pupi siciliani, lire italiane coniate nel 1943 nel New Jersey quando gli americani occuparono l’Italia, una pistola appartenuta a Frank Serpico e tanti altri oggetti unici. "Penso che tutto ciò rappresenti che cos’era la comunità italo-americana – conclude Mr. Scelsa – non siamo solo un mucchio di ristoranti….".
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