Elio Carozza, Segretario del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), durante l’Assemblea Plenaria alla Farnesina ha parlato di un momento di grande confusione per i nostri connazionali che risiedono all’estero. Che ci sia della confusione è, purtroppo, cosa vera e ciò è dovuto alla crisi economica (che costringe i governi a fare tagli) e alla situazione interna al nostro Paese, una situazione che vede un clima politico incandescente in cui la fanno da padroni i vari gossip, le inchieste giudiziarie e le varie manifestazioni e in cui le due parti politiche, maggioranza ed opposizione, non dialogano. Anzi, l’opposizione tende a delegittimare il Governo attualmente in carica (che è pienamente legittimo perché eletto democraticamente e in Parlamento ha una maggioranza) e la maggioranza, con i vari "incidenti parlamentari" (come l’ultimo sulla votazione del rendiconto), forse giustifica questo comportamento.
Certo è che tutto ciò distrae la politica dai veri obiettivi, ossia il risanamento del Paese, le riforme ed anche una maggiore attenzione per gli italiani all’estero e i loro problemi. Purtroppo, qui in Italia non si è ancora capita la vera necessità degli italiani all’estero. Ad esempio, c’è chi dice che sarebbe bene togliere il diritto di voto agli italiani nel mondo. Se si dovesse fare così, a questo punto, si dovrebbe togliere ai nostri connazionali emigrati la cittadinanza tout court e dire a loro: "Non siete più italiani!". E’ logico che ciò sarebbe ignominoso, sia da un punto di vista etico e sia da quello economico. Infatti, le imprese italiane all’estero producono ricchezza anche da noi e gli italiani all’estero pagano le tasse anche qui in Italia. Pensiamo, ad esempio, a quegli studenti italiani che studiano nelle università estere, come quelle americane o israeliane. Loro arricchiscono il nostro tesoro culturale. Pensiamo agli studi sulle fonti di energia rinnovabile e sulle tecniche agricole che si fanno nelle università israeliane. Un giorno, potremmo beneficiarne anche noi che stiamo qui in Italia.
Pensiamo anche a quei nostri connazionali emigrati che hanno case ed altri immobili qui in Italia e che quindi sono costretti a pagare l’ICI, l’Imposta Comunale sugli Immobili. Serve una maggiore attenzione verso i nostri connazionali emigrati all’estero.
In primo luogo, va riformato il meccanismo di voto all’estero che è molto farraginoso. Il voto tramite posta, infatti, ha creato i problemi che a tutti sono noti. In secondo luogo, vanno ridistribuite le strutture di riferimento dei nostri connazionali emigrati all’estero, come le ambasciate, i consolati e le varie strutture di rappresentanza. In certe aree ve ne sono troppe e in altre non ve ne sono o sono carenti. Bisogna, quindi, avvicinare le strutture di riferimento alle comunità italiane sparse per il mondo. In terzo luogo, si deve favorire la conservazione della cultura e della lingua italiana nelle comunità dei nostri emigrati e dei loro discendenti, potenziando la rete (internet) o favorendo accordi con le università e vari enti dei Paesi che li ospitano. Bisogna riavvicinare i nostri connazionali emigrati all’estero (ed i loro discendenti) al nostro Paese. Se non lo facciamo, la perdita sarebbe grande.
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