"Accogliamo con estrema negatività l’annuncio emesso dalla Farnesina in merito alla chiusura di alcuni consolati nei vari continenti ed in particolar modo per quanto concerne il nostro territorio, la sede di Newark in New Jersey”. Così Vincenzo Arcobelli, Coordinatore del CTIM negli Stati Uniti. “La comunità italiana si sente tradita dall’atteggiamento di poco interesse da parte delle istituzioni, quindi del Governo e del Ministero degli Esteri nell’accelerare una decisione che non sta certamente in linea con gli interessi del Paese e dei connazionali residenti nel ‘Garden State’. Qualsiasi siano le motivazioni che abbiano portato i responsabili del MAE a prendere tale decisione, sono certo che non giustificano la chiusura di una sede dove risiede un alta densità di Italiani ed Italo Americani, dove i rapporti commerciali con l’Italia sono tra i più alti degli USA, soprattutto nel settore eno-gastronomico, logistico e dei trasporti, quindi delle importazioni e distribuzioni”.
“Eravamo rimasti alla fine del 2011 – ricorda Arcobelli – quando l’allora Ambasciatore Terzi, nominato Ministro degli Esteri, ebbe il coraggio di imporsi al Governo con il congelamento della chiusura delle sedi consolari a rischio. Erano arrivate all’orecchio le possibilita’ di chiusura di alcuni consolati negli USA, ma fino ad un mese fa – e cioè dall’ultima riunione del CGIE – non si era parlato dell’eventuale cancellazione. Vi erano stati degli allarmi, interventi messi in atto dal nostro rappresentante CTIM Ribaudo che e’ presidente del Comites di Newark e dal Consigliere CGIE Augusto Sorriso, Coordinatore del MAIE negli Usa, perche’ da mesi sia la posizione del console generale che di altre rimanevano vacanti, con il personale ridotto al di sotto dei minimi necessari per soddisfare le richieste da parte dei connazionali. Ricordo che in una lettera Sorriso descriveva la reale minaccia di chiusura nel mese di febbraio, e fu attaccato attraverso i media e criticato aspramente al punto che fu accusato di strumentalizzazione politica; oggi quella preoccupazione, purtroppo, è divenuta realtà”.
“Dell’argomento chiusura consolati in USA, il comitato dei presidenti ne ha discusso alle ultime riunioni del New Jersey del 2012 e di Boston nel mese di aprile 2013, si auspicava la presenza dei nostri parlamentari eletti in Nord e Centro America proprio per discutere del problema, volevamo che anche loro si interessassero della questione a livello parlamentare; ebbene, non si presentò nessuno, forse avevano altri impegni più seri, visto gli ultimi annunci parastellari e proposte che non hanno nulla a che vedere con i problemi reali e territoriali che interessano i nostri connazionali; l’efficienza dei servizi, il personale a contratto che svolge un egregio lavoro e cerca di fare il possibile per andare incontro alle richieste che arrivano dal pubblico. Per dare un’idea, oggi per prenotare un appuntamento per richiesta cittadinanza o rinnovo passaporto, mi riferiscono che in alcune sedi come New York per esempio ma anche in altre sedi, ci vogliono 3 mesi. Da cittadino italiano mi duole il cuore vedere il nostro Bel Paese che regredisce, perché per colpa di quei pochi incompetenti che siedono in posti strategici non si riesce a cambiare rotta per andare avanti, trovare soluzioni che servono all’Italia e per tutti gli Italiani”.
“Qualcuno riferisce che la decisione sia stata presa a causa della spending review: quante volte abbiamo detto, già anni fa, tramite Comites e Cgie, alle sedi competenti, di rivedere gli affitti delle sedi?”, domanda in maniera retorica il Coordinatore del CTIM negli Stati Uniti, secondo cui in realtà la questione relativa alla spending review è solo un alibi: in realtà, sostiene, “ci sarà dell’altro, ed il fatto stesso che la decisione finale sia stata presa in tempi rapidi senza confrontarsi con le realta’ locali e della rappresentanza lascia un po’ perplessi. Le soluzioni si possono trovare, questione di buona volontà, di buona strategia politica, di interesse generale”.
Arcobelli, in conclusione, assicura: “il CTIM fara’ intervenire la propria rete, la segreteria generale per affrontare il problema, che guarda caso viene fuori in un periodo che considero ‘vacanziero’. La speranza e’ l’ultima a morire, ci impegneremo per qualsiasi iniziativa, staremo vicino ai nostri colleghi dei Comites e del Cgie e delle Associazioni del New Jersey per fare il possibile affinche’ questa decisione possa cambiare e quindi essere a favore e nell’interesse specifico delle nostre comunità e dell’Italia”.
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