E’ brutto ricordarlo, ma lo avevo detto: mettetevi d’accordo, puntate su un nome, una sola persona, un solo candidato che rappresenti la collettività italo-uruguayana; solo così dalle urne potrebbe uscire un ”eletto” del Paese. Invece, ancora una volta Argentina e Brasile hanno usato, ma sarebbe piu’ giusto dire “rapinato”, i voti di tutti voi. Che non sono bastati a fare eleggere nè Renato Palermo nè Filomena Narducci né Aldo Lamorte, nè Graziano Pascale, i quattro candidati “forti” del Paese. Lo so, avevo proposto un’utopia politica, una sorta di rivoluzione: riuscire a mettere insieme – soltanto per il bene della collettivita’ – le idee ed i programmi dei capi degli schieramenti politici italiani in Uruguay: una follia. “Solo un pazzo come te poteva proporre un solo candidato, e addirittura con l’avallo dei partiti politici locali – continuano a ripetermi – nessuno di loro arretra di un centimetro, a costo di continuare a perdere, come sempre”. Ma io ero convinto, e con me anche gran parte degli italiani che contano in Uruguay (professionisti, intellettuali, costruttori) che queste elezioni sarebbero state “allucinanti”. Ne eravamo convinti ascoltando ogni giorno i comizi e le solite promesse di tutti i partiti. Leggendo i proclami di Grillo, guardando alla Tv i suoi comizi, ma soprattutto le proteste dei giovani, degli operai senza lavoro, delle mamme che non riescono più a far quadrare i conti della spesa, della gran massa di italiani che e’ stanca della Casta, dei costi della politica, dei rimborsi elettorali milionari finiti nelle tasche dei politicanti di turno, dei loro tesorieri che smistano soldi pubblici sui conti personali, di consiglieri che rubano per andare in ferie alle Maldive, di pensioni baby a 40 anni, di manager pubblici che guadagnano centinaia di migliaia di euro l’anno. E immaginavamo la fine di questa seconda repubblica che in contemporanea avrebbe certamente decretato la fine del bipolarismo. Ma negli ultimi giorni di “campagna” abbiamo cominciato a percepire il nervosismo diffuso, al cospetto di un evento straordinario: era il presagio di uno scricchiolio, di un tonfo, di una catastrofe. E cosi’ si è sgretolata la speranza di una sinistra che riteneva di avere trovato nella faccia pulita e vittoriosa di Bersani, l’effigie del condottiero capace di cancellare gli orrori politici e le menzogne del Cavaliere. La menzogna è una cosa umana, ma in Italia e’ stata quasi sdoganata da Berlusconi come prassi consueta, abituale… Ma da qui a presagire una disfatta cosi’ clamorosa… Non avremmo mai potuto immaginare la debacle dei partiti, di tutti i partiti perche’ oggi, l’ingresso dell’esercito dei grillini in Parlamento rende anomalo il sistema politico italiano. Una novità che si accompagna purtroppo ad una oggettiva considerazione: l’ingovernabilità del Paese.
I dati dicono con chiarezza che gli analisti del giorno prima avevano forse sottovalutato la capacità di recupero di Berlusconi, che sia pure con notevole ritardo, ma con un pressing televisivo senza risparmi, e sfruttando alla perfezione le sue grandi doti di imbonitore, ha ridato vita ad un partito che sembrava morto. Con una furbizia: l’aver sponsorizzato mini partiti su base quasi locale che hanno raccolto quel consenso aggiuntivo che ha reso meno profondo il distacco alla Camera con il Pd.
Naturalmente la vera novità è il Movimento di Beppe Grillo. Che non è solo protesta, ma che è destinato a modificare il costume politico italiano, a cominciare dal dibattito parlamentare. E lascia perplessi il risultato del Centro. Ogni previsione del giorno prima è stata smentita: l’“effetto premier” non ha funzionato più di tanto, e quasi negativo è apparso l’apporto di Fini e Casini, alleati di Monti che rischiano di scomparire dalla geografia politica.
All’estero invece, a parte il Pd che ha consolidato le sue forze e il “miracolo” Maie di Ricardo Merlo, che soprattutto in America Latina ha sbancato conquistando consensi e seggi, c’e’ stato il successo della lista Monti. E lo sbriciolamento del Pdl, soprattutto in America del Nord dove ha perso il senatore e il deputato e dove candidati sconosciuti – come un tale Delli Carpini, azionista del quotidiano America Oggi – hanno raccolto pochissimi voti.
Stessa sorte all’inconcludente Insieme per gli italiani dell’ex deputato Ferrigno, che ha preso poche migliaia di voti e dove ha fatto capolino il solito Cesare Sassi, gia’ candidato e trombato nelle precedenti politiche, che ha peggiorato il proprio curriculum raccogliendo nella corsa al Senato mille e pochi voti.
Dell’Uruguay ho gia’ detto e credo non importi piu’ a nessuno se oggi Aldo Lamorte ha preso piu’ o meno voti di Filomena Narducci che a sua volta ha preso meno o più voti del suo compagno-avversario Renato Palermo. O se Graziano Pascale non sia entrato in Parlamento solo per pochi voti. La cruda e spietata verita’ e’ che ancora una volta questo Paese, pur avendone la forza elettorale, non ha espresso un candidato-vittorioso ma ha fatto soltanto da portatore d’acqua, pardon di voti, regalando ai cugini argentini e brasiliani uno o più scranni in Parlamento. Speriamo non accada mai più. E che i Lamorte, Pascale e Bacchia, ma soprattutto i giovani, continuino a lavorare con maggiore impegno per questa collettività, cominciando dal Comites.
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