“E’ un’iniziativa di cattivo gusto, volgare e blasfema”: così è stata definita dalla sorella del magistrato Maria Falcone la trovata pubblicitaria di un pub nel cuore della Vienna che conta. E’ un susseguirsi di richiami ai peggiori stereotipi sulla Sicilia e sulla mafiosità degli italiani, con il Don Panino che sta definendo i propri menu su protagonisti delle vicende di Cosa Nostra. Infatti troneggiano «Mafia pasta», un primo piatto, accompagnato da «Don Morello» e dal «Don Corleone», con il ben noto collaboratore di giustizia «Don Buscetta», il quale ha doverosamente attivato una polemica con politici e associazioni antimafia.
Ma che caspita andiamo cercando, noi italiani che siamo i primi a diffondere con vanto questa nostra tipologia tra camorra, ‘ndrangheta e mafia in tutto il mondo tra film, sceneggiati, soap opera? Ne siamo talmente fieri che adesso rifanno a puntate una specie di Gomorra, tanto se qualcuno non l’avesse vista. In America i Soprano continuano a sbeffeggiarci. Quando scrissi che alla vittoria del film Gomorra in un concorso, non sapevo se essere contento per una vittoria italiana in terra francese o piangere per quello che si faceva vedere di brutto all’estero di una parte di Italia (esasperandola come se tutta l’Italia fosse così), mi si avventarono contro sia l’Annunziata su la Stampa, che il compianto Tullio Kezich (che ho sempre ammirato) sul Corriere, perché volevo osteggiare la verità mantenendola al di qua delle Alpi… oscurando il neo-neorealismo! Teniamoci anche il neo-neo-neo realismo, ma dopo non piangiamoci addosso! Serve solo un po’ di furbizia pragmatica, tesa a esportare anche qualcosa di positivo.
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