Ad ogni elezione è sempre la stessa storia. Che siano elezioni politiche o per il rinnovo dei Comites, poco importa. I patronati italiani all’estero continuano a fare politica, spudoratamente, proponendo propri candidati agli elettori o sponsorizzando liste “amiche”. E’ la fabbrica di voti, quella rappresentata dai patronati, che chi segue ItaliaChiamaItalia da tempo conosce molto bene, perché più volte ne abbiamo parlato sul nostro giornale. Per non andare troppo lontano nel tempo, ricordiamo che anche nelle ultime elezioni politiche oltre confine è stato evidente il ruolo chiave che i patronati hanno svolto a favore di questo o quel candidato. A chi chiamava al patronato per chiedere istruzioni su come esprimere il proprio voto, su come compilare la scheda e quindi imbustarla, veniva indicato di votare candidati ben precisi, guarda caso militanti nella stessa area politica del patronato in questione. A sinistra. Dunque, c’erano le prove del fatto che quel patronato stesse facendo politica e propaganda elettorale, in tutti i sensi, senza ombre di dubbio.
E le prove ci sono anche ora. Ora che gli italiani residenti all’estero sono impegnati con le elezioni dei Comites. L’allarme lo lanciano Aldo Di Biagio, senatore di Area Popolare, e Claudio Zin, senatore del Movimento Associativo Italiani all’Estero. In una interrogazione al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, i due senatori eletti oltre confine (Di Biagio in Europa e Zin in Sud America) parlano di un patronato, l’Ital Uil di Lima, che in Perù si è dato molto da fare, a quanto pare, per la campagna elettorale a favore di una lista ad esso collegata.
Andiamo al sodo. Nell’interrogazione a Gentiloni si legge del “patronato Ital Uil di Lima, Perù”, che “non si è limitato sul proprio profilo del social network Facebook a fornire delle indicazioni sulle modalità di voto” – come i patronati e altri enti in generale possono fare, anzi, è giusto che facciano – “ma, in maniera plateale e spregiudicata, ha invitato a recarsi presso la propria sede per offrire collaborazione per votare la lista dallo stesso patronato sponsorizzata”.
IL POST “Più precisamente – spiegano Di Biagio e Zin – in un post del 27 marzo 2015 si legge testualmente "questa è la scheda, attenzione, per votare si deve mettere la scheda nella busta bianca piccola che poi, chiusa, va messa nella busta gialla grande insieme al tagliando al fondo del certificato elettorale… chiaro? se avete dubbi… contattateci! vota la lista 2 innovazione italiana -Alleanza Italiani in Perù, chi ha problemi o dubbi può venire lunedì e mercoledì pomeriggio (tra le 3.30 e le 5.30) o martedì e giovedì mattina (tra le 10 e le 12) nella sede di pasaje rospigliosi 105 barranco – al lato del plaza vea – tel. 4460167 grazie!". Inoltre a confermare la mancanza di neutralità delle informazioni fornite nel post del 27 marzo, lo stesso post viene pubblicato il 28 marzo sul profilo del social network Facebook della lista Innovazione Italiana – Alleanza Italiani in Perù. E’ di tutta evidenza – proseguono i due senatori – come lungi dal voler fornire un servizio utile e disinteressato agli elettori, si invitano gli stessi presso la sede del patronato fornendo in uno le indicazioni su come votare e soprattutto su come votare la lista n. 2”.
LA CONCLUSIONI Facile per Di Biagio e Zin arrivare alle conclusioni: ciò che è successo a Lima “pone anche la domanda se sia questa l’opera meritoria di assistenza che dovrebbero esercitare i patronati, trovando altresì discutibile che referenti degli stessi partecipino come candidati a queste elezioni; tale comportamento è sicuramente contrario al principio per il quale l’espressione del voto deve avvenire senza che l’elettore "sia avvicinato da alcuno" come prescritto dall’art. 58 del Testo Unico delle Leggi Elettorali; tale condotta inoltre, senza voler spingersi fino prospettare eventuali ipotesi di reato, pone quantomeno dei forti e gravi dubbi sulla regolarità di espressione del voto in una elezione già discutibile che potrebbe aprire il varco a numerosi ricorsi; è quindi necessario un intervento che assicuri la regolarità di queste elezioni, invitando gli uffici consolari a vigilare e denunciare comportamenti contrari alla legge che inficerebbero le operazioni di voto per l’elezione dei COMITES”.
I due parlamentari eletti all’estero chiedono dunque “di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per prevenire ed evitare comportamenti, come quello indicato in premessa, che possano pregiudicare la regolarità dell’esercizio del voto per l’elezione per il rinnovo dei Comites”. Prevediamo la risposta – o la non risposta – di Gentiloni: nessuna. Nessuna iniziativa abbiamo in mente, non ne metteremo in atto alcuna. C’è da aspettarsela, una risposta del genere, dopo tutto ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi, come italiani nel mondo. Auguriamoci di essere smentiti dai fatti.
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