Dopo la chiusura di Reader, arriva un altro motivo di dispiacere per gli utenti di Google: Mountain View stoppa le applicazioni che consentono di bloccare la pubblicita’, rintracciabili sul Play Store il negozio virtuale su cui si possono compare giochi, film, libri e video. E la notizia corre in rete alla fine di una settimana non facile per Big G, su cui e’ piombata la tegola di sette milioni di dollari di multa per violazione della privacy del servizio Street View ma anche il passo indietro del numero uno di Android, Andy Rubin, che ha reso la piattaforma la piu’ diffusa sugli smartphone di tutto il mondo (al suo posto e’ stato nominato Sundar Pichai, capo dei browser e degli applicativi Google).
La notizia che le applicazioni anti-pubblicita’ andranno via dal Play Store viene confermata da un tweet di Jared Rummler, un noto sviluppatore. Sul microblog ha spiegato come Google abbia mandato una notifica che avvisa come tutti gli ‘Ad Blocker’ sarebbero stati rimossi dallo Store. Il messaggio inviato dall’azienda conterrebbe anche un ‘warning’: in caso di ripetuta violazione dei termini d’uso, Google potrebbe decidere di chiudere l’account dello sviluppatore e chiedere anche il rimborso dei guadagni ottenuti con le vendite.
Le motivazioni di Mountain View sono rintracciabili in un articolo del ‘Developer Distribution Agreement’, l’accordo con gli sviluppatori, che dice esplicitamente come non sia possibile interferire con altre applicazioni modificandole o variandone le funzionalita’ senza permesso. Il meccanismo della pubblicita’ – principale fonte di guadagno di Google, su cui fanno affidamento anche gli sviluppatori soprattutto di applicazioni gratis – fino ad ora poteva essere evitato scaricando sul proprio smartphone o tablet delle applicazione come ‘AdAway’ o ‘AdBlock’. ‘E’ una scelta unilaterale che minaccia la scelta dei consumatori’, scrive Till Faida, co-fondatore di Adblock Plus.
Quella dello stop delle app anti-pubblicita’ e’ dunque una buona notizia per gli sviluppatori ma una cattiva notizia per tutti quelli che non vogliono vedere banner sul proprio dispositivo. E in rete sale il malumore degli utenti, gia’ indisposti per la chiusura del servizio di feed ‘Reader’ che ieri hanno lanciato una petizione ma anche l’hashtag #savegooglereader, diventato ad un certo punto piu’ popolare di quello relativo al nuovo Papa.
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