Lo ius soli è un principio per cui chi nasce in un paese è cittadino di quel paese, e l’accozzaglia di comunisti che ci governano sembra credere che questa sia la panacea. In Italia invece la legge sulla cittadinanza è basata sullo ius sanguinis, ossia è italiano chi ha almeno un genitore italiano, anche adottivo e per noi questo principio è sempre stato validissimo, al punto che non abbiamo per niente sentito la necessità di cambiarlo. Ora invece in Parlamento si stanno affrettando a varare una nuova legge, che noi non abbiamo chiesto, se non oggettivamente una minoranza.
Perché codesti parlamentari scriteriati fanno tanta pressione per ottenere lo ius soli per chi non tenterà certamente di salvare la “patria”? Solo perché gli stranieri qui da noi devono fare i conti con la pachidermica burocrazia; infatti, a volte sono necessari due anni per ottenere il rinnovo di un permesso di soggiorno, quindi se fossero italiani dalla nascita non dovrebbero più fare code alla Questura e tutte le difficoltà burocratiche sparirebbero. Quindi dovremmo occuparci di rendere più semplice la vita di chi non è italiano? Di chi spesso ci aggredisce? Di chi spesso ci insulta e calpesta? Sto esagerando? Alla luce della cronaca direi di no.
Dovemmo agevolare chi guadagna qui e foraggia il paese d’origine, dove poi tornerà a vivere come spesso accade? Ha senso tutto questo? Che gli stranieri abbiano problemi burocratici enormi è innegabile, ma regalare la cittadinanza per poi creare ulteriori frizioni sociali è pericolosissimo.
La soluzione invece è investire nel sistema burocratico in modo che i servizi forniti agli stranieri siano efficienti e dignitosi, tutto qui. La vera rivoluzione sociale avverrà quando uno straniero si sentirà a suo agio vivendo qui da straniero, rispettando le nostre regole, leggi e tradizioni, senza avanzare pretese, senza aggredirci e senza chiedere privilegi che di fatto a noi uomini e donne italiani non vengono concessi.
Inoltre se uno vuole diventare italiano può farlo già ora. Per i cittadini di uno Stato membro UE bastano quattro anni di residenza in Italia, per gli apolidi cinque anni e per gli altri servono dieci anni. Ora lo ius soli si vuole dare a chi è nato in Italia con la “pappardella” che sono nati e cresciuti in Italia, ma poi nella legge la cittadinanza la vogliono dare a quelli che “sono nati” e poi non importa dove e come siano cresciuti, e poi spesso non s’integrano, hanno usi diversi dai nostri e pretendono di imporli nelle scuole, tentando addirittura di togliere il crocifisso, il presepe, le recite con Gesù, Giuseppe e Maria e già che ci siamo anche le canzoncine natalizie.
Vogliono dare la cittadinanza italiana ai figli di stranieri che vivono già in Italia. E se i genitori se ne vanno? Visto che si sente puzza di imbroglio, che si fa? Si revoca? E poi, che fretta c’è di dare la cittadinanza ai figli degli stranieri? Se possono ottenerla facilmente in età adulta e se nel frattempo il non essere ufficialmente italiani non arreca loro alcun danno? Un figlio di stranieri nato in Italia diventa cittadino italiano al compimento del 18esimo compleanno.
Se il figlio è nato qui vuol dire che i genitori sono residenti nel nostro paese almeno dalla sua nascita. Ciò significa che quando il figlio avrà dieci anni i genitori già avranno vissuto abbastanza qui da poter ottenere la cittadinanza italiana senza complicanze. Nel momento il cui la ricevono i genitori diventano cittadini italiani anche i figli. Serve altro per capire che c’è puzza di fregatura?
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