Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme costituzionali, intervistata dal settimanale Sette del Corriere della Sera, del premier Matteo Renzi dice: “E’ un italiano normale, non viene da chissà quali dinastie della politica, uno dei figli dell’Italia degli anni Settanta, come molti altri. Per me questo è il punto di forza. Quel che pensa lo dice, lo fa. Credo abbia grande coraggio politico, affronta i cambiamenti come nessuno ha fatto prima, in tempi molto stetti. Si mette in gioco, rischia pesante. E’ tenace. Ha già detto che non resterà più di due mandati, come avevamo promesso con la rottamazione; e quindi è più libero di quelli di prima".
Un difetto di Matteo? "Cambia agenda troppo spesso, fissa gli appuntamenti pubblici 24 ore prima, lascia che più gruppi lavorino sulla stessa cosa per poi riservarsi di decidere. Ha un suo peculiare concetto dell’organizzazione che per me – metodica – in alcuni casi è quasi insopportabile. Inizio a pensare che a volte lo faccia apposta. Poi, nel calcio, tifa Fiorentina e noi siamo tutti contro di lui, da Padoan romanista a De Vincenti e Guerra laziali, dal consigliere diplomatico Varriochio interista a Sensi juventino, fino al gruppo dei milanisti come me e Lotti. Ma questo non lo scriva, mi raccomando!".
Il ministro spiega che “tra noi della prima ora c’è un legame molto forte. Si è instaurato nelle primarie del 2012, quelle che abbiamo perso. Eravamo soli contro tutti. A tre giorni dal voto di ballottaggio, quello decisivo contro Bersani, sono andata a Napoli con Renzi. Grandinava. Pioggia, freddo, una giornata tremenda. Di ritorno, in treno, eravamo solo in tre: Renzi, Luca Lotti ed io. Arriva una mail. Sono i sondaggi, non abbiamo chances, siamo sotto di venti punti, uno schiaffo. Era chiaro che avremmo perso. Io e Luca ci abbracciamo tristi, afflitti; per mesi avevamo lavorato tanto, corso per tutta l’Italia, ci avevamo creduto. Tutto da buttare. E soprattutto nei due giorni successivi avremmo dovuto far finta di niente, davanti ai volontari. Ci guardammo in faccia, io e Lotti, poi guardammo Renzi. Continuava come se niente fosse… Ma quale tristezza, stava facendo l’agenda della settimana successiva da sindaco: la scuola che doveva andare a visitare per l’incontro settimanale, i cantieri su cui doveva tornare… Tranquillo, già proiettato sulla settimana dopo. Io e Lotti non lo abbiamo mai odiato tanto come in quel momento".
50 miliardi di tasse in meno? "Certamente. Queste misure sono state studiate e approfondite prima di parlarne. Si può ridurre ancora la spesa, a cominciare dalle partecipate. L’aggregazione dei centri di acquisto porterà un notevole risparmio. Se avessimo voluto fare un annuncio choc, lo avremmo fatto prima delle elezioni".
"Ci dicevano che gli 80 euro erano ‘annuncite’ e ora sono in busta paga. Che gli sgravi Irap erano ‘annuncite’ e ora sono posti di lavoro. Che la legge elettorale era ‘annuncite’ e ora è in Gazzetta Ufflciale. Magari le nostre riforme non piacciono a tutti, ma tutto si può dire tranne che sono annunci".
Boschi fa il punto sull’azione riformatrice del governo: "Sono certa che ce la faremo. Abbiamo già portato a casa risultati insperati. E siamo ancora alla fine del primo tempo". Il ministro sottolinea che "dopo dieci anni, una nuova legge elettorale da maggiore stabilità al sistema. Ci possono essere elementi che convincono di più e altri di meno, però è garantita una maggioranza solida, sia con il premio se si raggiunge il 40% al primo turno, sia con il ballottaggio. Consente di governare. In un anno e mezzo abbiamo completato la riforma del mercato del lavoro, superando l’ostacolo simbolo dell’articolo 18. I risultati già si vedono: gli occupati tornano a crescere; i più pessimisti danno 120 mila posti in più nei primi mesi dell’anno, con reali maggiori garanzie. Incontro tante persone, della mia età o poco più grandi, mi dicono che per la prima volta hanno firmato un contratto a tempo indeterminato. Le riforme costituzionali? Il percorso non è completato, ne stiamo ridiscutendo in questi giorni, però ci sono stati due passaggi importanti: una prima approvazione sia al Senato sia alla Camera; è stato faticoso ma ce l’abbiamo fatta. La scuola: comincia la fase dell’attuazione in vista del nuovo anno scolastico. La riforma della pubblica amministrazione è all’atto finale, poche settimane prima dell’approvazione definitiva. E la giustizia. Aver approvato una forma di tutela dell’ambiente contro il disastro ecologico e i danni ambientali, introducendo gli eco-reati nel nostro ordinamento, non è un passo importante? Penso al pacchetto anticorruzione, approvato in via definitiva; il ripristino del falso in bilancio di cui si parlava da anni; il divorzio breve; la responsabilità civile dei magistrati. Tutto nel cassetto: in un anno e mezzo sono diventati legge. E parlo solo di ciò che è definitivo".
"Noi abbiamo la maggioranza più ampia degli ultimi anni, sia nel Pd, sia a livello di governo. Dureremo fino al 2018". "Le elezioni non sono prossime. A volte mi viene la tentazione di dire: ‘Bene, vediamo cosa succede nell’urna’, soprattutto quando dicono che il Pd è in crisi. Sono convinta che se andassimo al voto oggi, quello vero, politico, Renzi batterebbe tranquillamente Grillo, Salvini, Vendola… il Pd avrebbe il 40% al primo turno. Però noi non siamo qui per organizzare campagne elettorali: dobbiamo governare. La fine prematura delle legislature è una brutta abitudine italiana che va superata; serve stabilità per fare le riforme ed essere più credibili in Europa e all’estero. Le elezioni saranno nel 2018 e vedremo quel che succederà. All’assemblea del Pd, Matteo Renzi ha rilanciato il piano della riforma fiscale, con la riduzione delle tasse di 50 miliardi. Fra tre anni, se avremo portato a termine le riforme costituzionali, tagliato la tassa sulla prima casa, rivisto l’Irpef e l’Ires, se la riforma della pubblica amministrazione avrà reso più agile il Paese, con una riduzione delle partecipate e meno burocrazia, gli italiani potranno pure votare Grillo o Salvini. Noi lasceremo convinti di aver fatto le cose giuste per l’Italia".
"La maggioranza degli italiani non è quella sfiduciata, arrabbiata, che ha rinunciato a cambiare il Paese, rassegnata. Magari si lamenta, ma poi si alza la mattina, va a lavorare, si impegna perché le cose vadano meglio, crede che si possa cambiare. Chi fa il tifo contro l’Italia, non fa mai una proposta – una – che sia costruttiva… I 5Stelle ci hanno detto; ‘Valuteremo volta per volta, se farete leggi buone le voteremo". Bene: abbiamo proposto un pacchetto anticorruzione, inasprendo le pene per i reati di mana, di corruzione, abbiamo esteso la prescrizione perché le persone venissero davvero punite, abbiamo detto che chi patteggia deve prima restituire tutto quello che ha rubato, abbiamo ripristinato il falso in bilancio… E non l’hanno votato, urlare, protestare, arrabbiarsi strappa un applauso in più nei talk show, ma non aiuta il Paese. Dire che l’Italia deve uscire dall’euro fa avere qualche applauso a un comizio, però, poi, migliora o peggiora la vita degli imprenditori del nordest? Nordest che sta crescendo più della Germania nell’export proprio grazie all’euro. Credo che gli italiani sappiano distinguere. Quando si arriva a decidere responsabilmente del proprio futuro, scelgono l’Italia che ci prova, s’impegna, va avanti, offre soluzioni".
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