Tra mille polemiche, il Senato ha infine licenziato in prima lettura il provvedimento sull’equilibrio di genere per le elezioni europee. Accordo che però comprende, come era nell’aria, l’emendamento della relatrice Lo Moro (Pd) e frutto dell’intesa tra Pd e Ncd, che fa slittare alle elezioni del Parlamento europeo nel 2019 l’introduzione della tripla preferenza di genere. Tra cinque anni, nel caso di tre preferenze espresse, queste dovranno riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della terza.
All’atto della presentazione delle liste nessuno dei due sessi dovrà essererappresentato in misura superiore al 50 per cento, pena la ricusazione della lista.
La transitoria per le elezioni europee del prossimo 25 maggio prevede soltanto la possibilità di esprimere due preferenze per persone dello stesso genere, pena l’annullamento della terza se non si rispetta l’alternanza. Proprio questa norma però ha contribuito a creare tensioni: secondo Linda Lanzillotta "il rinvio al 2019 è, per così dire, un rinvio di stile, visto che da qui al 2019 tutto potrà accadere, la questione femminile nel nostro Paese è una questione gravissima: è una questione sociale ed economica, e come tale va affrontata".
Sel attacca il Pd: trovo un po’ singolare l’ostruzionismo che ha fatto la maggioranza in questi giorni di discussione generale, perché pensavamo che almeno l’impegno delle colleghe del Partito Democratico e delle altre colleghe che hanno sottoscritto la proposta di legge avrebbe portato tutti a mantenere con forte coerenza le proprie posizioni. Invece, ancora una volta, dobbiamo prendere atto che se il coraggio uno non ce l’ha non è che se lo può dare: questo è il punto della discussione" dice Alessia Petraglia. E Vito Crimi (M5S) spiega che "se quindi si ottiene il nulla, non è certo per le opposizioni che votano questo emendamento. Ma si ottiene il nulla, perché questo è il nulla riguardo alla rappresentanza di genere, e si ottiene grazie alla maggioranza e ai due uomini che la comandano, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi". Respinti gli emendamenti volti ad abbassare dal 4 al 3 per cento la soglia di sbarramento. Movimento 5 Stelle ha votato contro il provvedimento, a favore invece la Lega anche se Roberto Calderoli non ha mancato di sottolineare che "i nomi di chi ha affossato questa legge sono chiari: Pd e Nuovo Centrodestra".
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