Malgrado le pressioni mondiali, malgrado le sanzioni, l’Iran sta premendo sull’acceleratore nei propri programmi atomici: questo il nuovo avvertimento lanciato oggi da Gerusalemme dal premier israeliano Benyamin Netanyahu. Nelle stesse ore il New York Times ha pure parlato di una possibile accelerazione nei programmi atomici di Teheran con la installazione di centinaia di nuove centrifughe in una base militare vicina a Qom, molto difficile da attaccare. E da Vienna l’Agenzia atomica nucleare (Aiea) ha annunciato che non e’ stato possibile raggiungere alcun accordo con Teheran, in particolare sul tema dell’accesso incondizionato ai siti del suo programma nucleare. Rimangono differenze importanti e per il momento, spiega l’Aiea, non sono previsti ulteriori riunioni fra le due parti.
‘L’Iran prosegue la propria avanzata accelerata per dotarsi di armi atomiche, ignorando al tempo stesso in maniera totale le richieste internazionali nei suoi confronti’, ha detto oggi Netanyahu al membro del congresso Mike Rogers. Il premier appariva particolarmente allarmato: non solo per le conferme sui progressi dei progetti atomici iraniani ma anche per la imminente visita a Teheran (per la Conferenza dei Paesi non-allineati) del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. E cio’, mentre i dirigenti iraniani ribadiscono a gran voce di volere un nuovo Medio Oriente ‘senza piu’ il regime sionista’. Israele si sente sempre piu’ abbandonato al proprio destino. Ad accrescere il senso di isolamento e’ sopraggiunta ieri una irriverente intervista alla radio militare israeliana di un diplomatico statunitense, Martin Indyk, secondo cui ormai alla Casa Bianca le ripetute minacce israeliane all’Iran non vengono piu’ prese troppo sul serio. ‘Adesso e’ in gioco il nostro deterrente’ ha commentato il presidente della Knesset Reuven Rivlin (Likud). Se, dopo aver lanciato cosi’ tanti moniti, Israele non passasse davvero all’azione la sua immagine nella intera regione sarebbe- secondo Rivlin – compromessa. L’opportunita’ o meno di intervenire con la forza in Iran per sconvolgere, almeno per nel breve termine, i suoi programmi nucleari rimescola peraltro le carte nella politica israeliana.
Fra quanti ritengono imperativo il passaggio all’azione (come Netanyahu e il ministro della difesa Ehud Barak) vi e’ anche il laburista Efraim Sneh secondo cui Israele non potra’ mai accettare che l’Iran si doti di armi atomiche. ‘Il nostro Paese sarebbe condannato ad appassire – teme – anche se non ne facessero un uso diretto’. Contrari all’azione sembrano invece per ora i dirigenti del partito ortodosso Shas, mentre sul giornale religioso Makor Rishon un opinionista suggerisce una possibile via di uscita: un Medio Oriente totalmente denuclearizzato in cui sia l’Iran sia Israele rinuncino – sotto rigidi controlli internazionali – alle armi atomiche. Ma se l’Iran respingesse l’offerta, aggiunge l’analista, Israele dovrebbe allora colpire con forza. Proprio da un ex militare, l’ex capo di stato maggiore generale Gaby Ashkenazi, sono oggi giunti invece inviti a pazientare. ‘Il problema con l’Iran non e’ la atomica, ma il suo regime’ afferma. ‘Anche a Islamabad (Pakistan) ci sono missili con testate nucleari capaci di colpire Tel Aviv, eppure nessuno lascia la citta’. Il problema e’ rappresentato piuttosto dalla natura del regime in Iran’. Presto o tardi potrebbe essere scosso da manifestazioni popolari. E allora, conclude il generale, l’intervento israeliano dovrebbe essere rimeditato.
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